Gherardo Colombo riceve il Premio Passaggi 2016: «dodici anni di processi di Mani Pulite non hanno cambiato niente, perché il problema è radicato nella cultura, nell’educazione»
[vc_separator type=”transparent” position=”center” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Gherardo Colombo riceve dalle mani del presidente del comitato scientifico di Passaggi Festival Nando dalla Chiesa il premio ad personam Passaggi 2016 per aver restituito agli Italiani fiducia nella legalità e nelle istituzioni e per l’impegno quotidiano nella formazione e sensabilizzazione dei giovani al rispetto delle norme civili. Perfettamente a suo agio sul palco, istrionico e coinvolgente, l’ex magistrato ha raccontato il suo libro Lettera a un figlio su Mani Pulite, ripercorrendo con straordinaria freschezza un anno decisivo della storia recente del nostro paese: «era il 17 febbraio 1992, qualche giorno prima il presidente di un ente assistenziale dice a un impresario che se vuole vincere un appalto deve sborsare dei soldi. Improvvisamente fu chiaro che ci si trovava davanti non a un accadimento fortuito, ma a un sistema di corruzione radicato». Ed è al nocciolo del cortocircuito che va Gherardo Colombo, all’origine profonda del problema: «quando regole e cultura confliggono, inevitabilmente le regole perdono e la cultura vince. Per questa ragione, 12 anni di processi di Mani Pulite non hanno fermato la corruzione dilagante nel nostro paese». Colombo da un decennio si sta dedicando all’attività testimoniale nelle scuole, dagli istituti elementari alle superiori: «il rubinetto da riparare è il nostro rapporto con le regole. Il problema è che se non ne afferriamo il senso, non le rispettiamo, le consideriamo un fastidio. E se le regole vengono considerate un fastidio, la trasgressione si fa capillare. Bisogna intervenire sull’educazione, a scuola non bisogna insegnare l’obbedienza alle regole, ma una loro problematizzazione, un loro scrutinio incessantemente critico». Infine, prima dell’applauso finale e della lettura delle motivazioni ufficiali del premio, una battuta sulla Brexit: «non voglio dare giudizi affrettati, ma ho l’impressione che gli anziani abbiano deciso il futuro dei giovani che ne volevano uno diverso».
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