Don Luigi Ciotti inaugura la quinta edizione del festival con un inno alla libertà e alla responsabilità della parola
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[no_dropcaps type=”normal” color=”” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””][/no_dropcaps]Apre la V edizione di Passaggi Festival don Luigi Ciotti con “L’eresia della verità ”, libro che lui stesso descrive come “minore” rispetto agli altri presentati, ma che in realtà è un grande inno a ciò in cui Ciotti crede. Attraverso riflessioni, interviste e articoli ci parla in maniera diretta del suo operato.
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Un titolo apparentemente contraddittorio, che in realtà cela un significato simbolico che trova nelle parole “eresia” e  “verità ” un messaggio forte e chiaro: “no alle verità addomesticate e alla manipolazione della verità ”. Come Ciotti spesso ribadisce, eresia in greco significa scelta. La verità è eresia nella misura in cui sceglie e non si accontenta di parole ma vuole i fatti. È il desiderio di sapere e la voglia di andare a fondo alle questioni che porta alla verità , alla scelta, alla presa di coscienza: “senza la verità non si può avere giustizia e senza giustizia muore la speranza” dice Ciotti quasi commosso.
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L’omertà è ancora oggi uno dei capisaldi della mafia e va affrontata solo con il coraggio di condannare a voce alta quei fatti che purtroppo molti nascondono sotto il tappeto, o meglio, sotto “facciate di bontà ”. E’ sulla corruzione che Don Ciotti si sofferma maggiormente, analizzandola, deprecandola e definendola “l’altra faccia della medaglia della mafia in Italia”, il vero scoglio da oltrepassare. L’unico modo per sconfiggere le menzogne è appunto la verità . La corruzione spaventa, è vero, ma è necessario alzare la voce contro di essa. E’ proprio su questa questione che don Ciotti ricorda la figura di Papa Francesco innalzandolo ad esempio lampante di quell’eresia intesa come essenza stessa della verità ; una ricerca che l’ha più volte portato a condannare la corruzione che innerva la stessa Chiesa cattolica.  Ciotti s’accende nel rievocare i tanti incontri avuti con le famiglie delle vittime di mafia, scagliandosi apertamente contro Toto Riina e il polverone  mediatico sorto intorno alla richiesta di concedergli una morte ‘degna’: “se vuole avere una morte degna, consegni le verità che solo lui possiede”. I mafiosi sono uomini che meritano il perdono ma anche una punizione; se non divina, almeno terrena.
La mafia oggi per Ciotti “spara di meno, ma non smette di agire”, anzi si dirama sottilmente da nord a sud cambiando forma ma non sostanza. Il suo aspetto è più subdolo e ambiguo, talvolta irriconoscibile e, per questo, più pericoloso. Le associazioni criminali continuano ad essere potenti in Italia: Ciotti rinnova l’invito al coraggio di perseverare  nella lotta alle ingiustizie, restituendo alla parola ‘legalità ’ il suo senso più profondo e vero. Tocca a noi, alle comunità , alle chiese e alle scuole,  non solo a magistrati e enti pubblici, fare qualcosa: scuotere le coscienze di tutti e costruire le fondamenta per un futuro migliore, con più “eresie” e “verità ”.
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Testo di Veronica Orciari, Elisabetta Vitali