Sabato 30 giugno è stato ospite in Piazza XX settembre, per la rassegna di Passaggi “Grandi Autori”, il Giornalista esperto di economia e politica Alan Friedman, che, presentando il suo libro (Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi), ha espresso le sue opinioni rispetto ai problemi di più stringente attualità . Insieme a lui sul palco Nicola Lacetera, Docente di Strategic Management presso l’Università di Toronto. “I cittadini sono affamati di informazioni chiare ed obbiettive sull’economia, spiegazioni, consigli, ricette attuabili, e non ne possono più di frasi vuote nel sibillino linguaggio della politica né della raffica di proposte e promesse demagogiche da parte di tutti i partiti”. Con questa frase Friedman ha aperto l’incontro. Il suo libro, effettivamente, parla di argomenti complessi in maniera semplice e divulgativa ma non semplicistica.
Flat tax
Uno dei primi argomenti trattati sul palco è stata la Flat tax rispetto alla quale l’opinione di Friedman è stata da subito chiara: sia com’era all’inizio sia così com’è stata disegnata adesso (cioè con due aliquote al posto di una sola) si tratta di una pessima idea. L’Autore, infatti, ha argomentato la sua posizione sostenendo che una tassa simile non esiste in nessun grande paese industrializzato, è screditata dalla maggior parte degli economisti seri nel mondo e potrebbe fare solo danni enormi all’economia italiana ed ai conti pubblici. Anche Nicola Lacetera ha rivolto aspre critiche alla Flat tax. Il Professore, infatti, ha affermato che in generale gli interventi sulle tasse hanno effetti sulla crescita molto limitati; nel caso di questo tipo di imposta, poi, il danno sarebbe evidente considerando che l’Italia è un Paese in cui l’ascensore sociale si è fermato da tempo. Lacetera (concorde con Friedman) ha smontato, poi, uno dei punti sui quali fanno leva i sostenitori della Flat tax, ovvero la lotta all’evasione fiscale: l’effetto infatti sarebbe nullo poiché non si capisce come un ulteriore favore ai ricchi li possa spingere ad evadere di meno.
Lavoro e pensioni
Uno degli argomenti più importanti sollevati da Friedman è stato quello dell’occupazione femminile: “Dove c’è occupazione femminile c’è più crescita del PIL e questo è un dato di fatto “, ha detto Friedman trovando, ancora una volta, il consenso di Lacetera che ha ampliato il discorso anche ai migranti. In un paese in cui le nascite sono bassissime l’immigrazione diventa una risorsa essenziale: oltre il 10 per cento del PIL è generato da migranti così come molte delle nostre pensioni sono pagate dai migranti, questi i dati riportati dal Professore. Per quanto riguarda lo spinoso problema delle pensioni, Friedman ha sostenuto durante l’incontro che, nonostante la Legge Fornero sia un qualcosa di spiacevole, è assolutamente fondamentale e cancellarla creerebbe una crisi tremenda per l’Italia. Piuttosto che cancellarla il Giornalista sembrava più propenso ad apportare delle modifiche favorendo maggiormente categorie sfavorite dalla Legge Fornero, ovvero le donne, che andrebbero trattate in modo equo anche nel sistema pensionistico, e gli esodati.
Euro sì o Euro no?
Rispetto al dibattito sull’uscita dall’euro dell’Italia Friedman sostiene che, nonostante l’euro sia disegnato male e sia problematico in sé, l’Italia si trova incastrata nell’euro. Bisognerebbe, secondo Friedman, rinegoziare il Fiscal Compact ma, come ha detto l’Autore, “è più probabile che nevichi stasera a Fano che l’Europa dia spazio all’Italia per fare questo”. Anche Lacetera ha spiegato che, nonostante si tratti di una struttura limitata pensata in un altro mondo (ormai 25 anni fa), uscire dall’euro e rimanere da soli ci renderebbe meno sovrani, più in balia dei mercati e degli squali finanziari.
La ricetta di Friedman
Le indicazioni che Friedman dà all’Italia per affrontare la crisi sono piuttosto chiare e definite: dimezzare l’IRAP (tassa scandalosa secondo l’Autore) attuando, così, sgravi fiscali per le attività produttive per dare posti di lavoro ai giovani ed alle donne. Affrontare la precarietà per quello che è: un problema strutturale che riguarda tutto l’occidente dovuto allo spostamento del reddito dal lavoro al capitale. Investire nelle nuove tecnologie e, in quest’ottica, dare la banda larga a tutto il territorio nazionale senza, però, dare per scontato che la tecnologia faccia bene a tutti senza garantire delle tutele. Contrastare la povertà attuando ammortizzatori sociali ed assistenza, premiare la meritocrazia, rendere più flessibile e più moderna l’economia.
Friedman ha concluso l’intervento sostenendo che “ci sono dei mini Trump in Europa che non vedono l’ora di avere una pacca sulle spalle dal re della Trash tv che siede alla Casa Bianca e he sta facendo la guerra in Europa e l’amore con Putin”. Allora non bisogna lasciare che i veri problemi dell’Italia (una burocrazia contorta che paralizza e strangola le piccole imprese, l’assenza di un sistema civile di giustizia ed il basso impiego femminile) vengano messi in ombra da falsi problemi creati da demagoghi alla Trump. “Le soluzioni ci sono” - conclude Friedman– “non sono demagogiche ed appetibili, non sono sexy ma necessarie per riportare alla luce l’Italia che io amo profondamente, che mi ha sedotto, generosa di spirito, il Paese di quelli che lavorano sodo, che fanno volontariato, che credono nei diritti umani e civili, che non sono razzisti e che non lasciano morire i bambini in mare.”