Venerdì 28 giugno si è tenuto nel Pincio di Fano l’incontro che ha visto protagonista il fumettista Lorenzo Ghetti, intervistato dal critico Alessio Trabacchini. L’autore ha parlato del suo ultimo fumetto per ragazzi, di carattere fantascientifico, ’Dove non sei tu’.
Nella storia ideata da Ghetti l’ambientazione è quella di un futuro non troppo lontano. Le nuove tecnologie permettono alle persone di possedere una Tuta Scout, grazie alla quale, pur rimanendo all’interno delle loro case o nella loro posizione geografica attuale, riescono ad essere in un qualsivoglia luogo allo stesso tempo. La tuta rappresenta, dunque, un doppione della persona che la possiede, in un luogo differente.
Lido è il protagonista della storia, un sedicenne che fa la conoscenza di Mobi, una nuova compagna di classe. Non essendosi ancora trasferita nella nuova città , Mobi manda a scuola la propria tuta, che instaura un rapporto di amicizia con Lido.

L’apoteosi della tecnologia

Come Ghetti ha spiegato, l’idea e la storia si sono inseguite a vicenda, il progetto è sempre stato quello di trattare dell’artificiale.
In una prima stesura, la tuta era vista come una versione più tecnologica del cellulare, e prendeva le sembianze della persona che si chiamava. L’idea è stata scartata perché macchinosa, ed è stato allora che il pensiero della tuta come tecnologia per lo spostamento ha preso piede.
Le possibilità  narrative che questa trovata apriva erano molteplici ed è da qui che l’autore ha iniziato a disegnare.

Cosa significa esserci?

Di fatto, quando la tuta di Mobi mette piede nella nuova scuola, Lido e il lettore non hanno idea di chi in realtà  lei sia, sia perché la tuta non lascia trasparire alcuna particolarità  fisica, che per il fatto che Mobi si presenti come molto riservata.
Come si instaura un rapporto di amicizia con una persona che non è fisicamente con te?
Questa la curiosità  che Ghetti suscita nel lettore. Non c’è alcuna possibilità  di conoscere Mobi, anche se il personaggio è continuamente sulla scena.
Come si costruisce, allora, un personaggio così sottratto all’identificazione?
L’autore ha raccontato di non aver deciso nulla di Mobi prima di iniziare a disegnare, ha preso le parti di Lido e ha affrontato la storia con lui, nell’ignoranza.
In questo modo, la reazione alla sua nuova amica è stata il più reale e naturale possibile, perché come per il suo protagonista, così anche per lui, Mobi era sconosciuta.

Accettare l’ignoranza

L’autore ha concluso l’incontro con dei divertenti aneddoti riguardanti la reazione dei suoi lettori a tutte le strade aperte che ha lasciato nel libro, il non conoscere Mobi e un finale a libera interpretazione. Ghetti ha commentato di essersi voluto astenere dal decidere se il libro sarebbe finito bene o male.
Questa decisione ha a che fare in parte con l’immaginazione dei ragazzi, che così andava ad essere stimolata.
In parte, compito che Ghetti ha preso in carica è quello di non prendere una posizione stabile, ma sostenere una situazione di equilibrio, lasciando cosi che i suoi lettori potessero liberamente decidere se essere contenti o meno del finale e di tutte le cose che, per volontà  altrui, non si possono sapere.

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