L’attrice e autrice presenta al festival ‘Mai all’altezza’, autobiografia per piccoli fallimenti e piccoli traumi di una vita sempre vissuta con (auto)ironia
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[no_dropcaps type=”normal” color=”red” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]S[/no_dropcaps]i conclude la prima giornata del festival Veronica Pivetti con la presentazione del libro Mai all’altezza. Come sentirsi sempre inadeguata e vivere felici, che con la sua autoironia conquista il pubblico soprattutto quello femminile, in un’intervista frizzante ed esuberante.
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«Sono la prima a non avere interesse per la mia biografia», scherza Veronica Pivetti, ed infatti la sua non è una vera e propria autobiografia, bensì una raccolta di ricordi filtrati attraverso la sua verve comica. Partendo dal tragico evento dell’incendio di casa sua, che lei stessa definisce «il tronco del suo libro», l’attrice ne costruisce i rami intorno alle bizzarre vicende personali che hanno costellato la sua esistenza, fortunata da un lato e inadeguata dell’altro. È così che si sofferma su episodi chiave della prima infanzia e adolescenza intersecandoli con i pensieri e le azioni della Veronica di oggi, ormai adulta, che ora tratta con la sua solita ironia quelle situazioni che però un tempo l’hanno ferita, lasciando il segno tuttora. Infatti ogni evento della vita è relativo all’età e vicende che potrebbero apparire prive di importanza per un adulto, si trasformano in vere e proprie tragedie per una bambina, come una Barbie a cui si stacca una gamba venti minuti dopo averla ricevuta.
Ma non finisce qui: un piede esageratamente grande per un’età decisamente troppo piccola la metteva continuamente in imbarazzo di fronte ai compagni «nella media», una serie di fidanzati sbagliati di cui il primo rappresenta l’esempio più comico. Per il diciannovesimo compleanno infatti le regala una scatola rossa con il fiocco rosso che la Veronica adolescente scarta con foga. Ma tutto quello che trova è una pastaiola. Nient’altro. Secondo la Pivetti questi piccoli e grandi traumi dell’infanzia e dell’adolescenza segnano freudianamente la nostra vita e le nostre scelte, così come i film e i libri che leggiamo. I libri sono il punto da cui l’attrice è ripartita per ricostruire la sua casa e la sua stessa identità : ha dovuto ricomprare tutto, accorgendosi poi, grazie ad un libro, che le cose nuove non avevano storie né niente da raccontare. Vedere libri «nudi» sostituire le pagine vissute e consumate, perse nell’incendio, le ha fatto realizzare che aveva davvero perso un pezzo di sé tra le macerie. Quindi comincia a comprare libri usati per vivere storie da lei perdute, attraverso quelle di altri. Ma nell’incendio ha perso anche le prime pagine del suo libro, che ha rimodellato poi su quello stesso evento e il manifesto di uno spettacolo dell’attore, mimo e ballerino Lindsay Kemp a cui era molto affezionata, poiché l’ha segnata profondamente.
«Non è un piacere ricominciare da capo se non è una scelta» risponde l’attrice a coloro che sono arrivati a considerarla addirittura fortunata, perché libera da tutte le cose inutili che riempiono le nostre case. Da un lato ammette che l’incendio ha cambiato il suo rapporto con gli oggetti, dall’altro afferma che «catastrofe è catastrofe perché non tiene conto del nostro attaccamento», perdendo gli oggetti si rischia di perdere la storia dietro di essi. Però è un rischio che la Pivetti non corre perché ha raccolto le sue memorie nel libro, condividendole con gli altri e con se stessa, per far sì che dalle ceneri dei suoi oggetti lei stessa ne uscisse, come una fenice, più forte e rinnovata.
Ma la forza della Pivetti sta proprio nel saper affrontare con ironia vicende drammatiche e non della sua vita, facendo così in modo che sia la vita stessa a sorriderle: questo stesso capitolo della sua vita si conclude positivamente, prima di tutto è sopravvissuta all’incendio, poi con sua grande sorpresa ha addirittura ricevuto direttamente dal suo idolo Lindsay Kemp, dei disegni originali e autografati che ora vanno a sostituire il manifesto del mimo.
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Testo di Elisabetta Vitali e Veronica Orciari