25 aprile, Resistenza, Festa Liberazione

Il 25 aprile 2019 ero a via del Pratello a Bologna. Per chi non ci fosse mai stato il 25 aprile a via del Pratello è quanto di più lontano si possa immaginare dal distanziamento sociale: un fiume di persone che occupa tutta la via, dall’inizio alla fine: si mangia, si balla, si beve, si ascolta musica, si sta insieme e, soprattutto, si fa politica.

In quel clima di festa, però, non si perde mai di vista la memoria anche dolorosa della Resistenza: ho sempre avuto l’impressione che tutte le persone che affollavano quella lunga via ed i suoi portici fossero perfettamente consapevoli che essere lì, essere parte di quella moltitudine così eterogenea, fosse il risultato del 25 aprile del 1945, il regalo della Resistenza, un regalo da custodire e coltivare nel tempo.

Storie di Resistenza, storie di tutte e tutti

Il 25 aprile 2020 lo stiamo passando quasi tutte e tutti nelle nostre case e molti saranno, forse, in grado di percepire ancora più intensamente il valore di quella liberazione avvenuta 75 anni fa. Vivendo il 25 aprile in una dimensione più intima e riflessiva potremmo riscoprire delle compagne fedeli nelle storie della Resistenza, storie di Partigiani, giovani che hanno immaginato il mondo in cui oggi viviamo quando a molti sembrava impossibile immaginare un futuro migliore e che hanno lottato per questo mondo sognato.

Ancora una volta la lotta partigiana può insegnarci molto, ancora una volta la memoria della Resistenza ci fornisce una chiave interpretativa per i tempi dolorosi che stiamo vivendo.

Pensare ad un futuro migliore può sembrare la cosa più difficile in questo momento ma uno sforzo immaginativo è necessario, soprattutto laddove questa esperienza ha evidenziato i moltissimi difetti strutturali della nostra società. Il virus, infatti, costituisce una lente d’ingrandimento sulle disuguaglianze profonde che caratterizzano la nostra epoca e la lotta partigiana per un mondo di uguali opportunità e diritti torna finalmente ad essere percepita come più attuale che mai.

Consigli di lettura per il 25 aprile

Un grande classico sulla Resistenza è indubbiamente Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino. Del romanzo Calvino stesso scriverà:

Al tempo in cui l’ho scritto, creare una ‘letteratura della Resistenza’ era ancora un problema aperto, scrivere ‘il romanzo della Resistenza’ si poneva come un imperativo; … ogni volta che si è stati testimoni o attori di un’epoca storica ci si sente presi da una responsabilità speciale … A me questa responsabilità finiva per farmi sentire il tema come troppo impegnativo e solenne per le mie forze.

Ma la responsabilità di creare una memoria della Resistenza era tanto forte che Italo Calvino affrontò la solennità del tema e nel ’47 pubblicò la suo opera prima.

Dalle montagne liguri di Calvino passiamo alla lotta partigiana milanese con un’altra opera, un altro pilastro della letteratura della Resistenza: Uomini e no di Elio Vittorini. Pubblicato nel ’45, il romanzo fu scritto dall’autore proprio nel momento di più intensa partecipazione di quest’ultimo alla lotta antifascista. Protagonista del romanzo è un giovane partigiano tormentato da un amore impossibile, la sua storia si alterna, nello svolgersi del racconto, a momenti di riflessione in cui l’autore si interroga sulla natura di uomini e sedicenti tali. In una delle pagine più commoventi del romanzo Vittorini scrive:

L’uomo si dice. E noi pensiamo a chi cade, a chi è perduto, a chi piange e ha fame, a chi ha freddo, a chi è malato, e a chi è perseguitato, a chi viene ucciso. Pensiamo all’offesa che gli è fatta e alla dignità di lui. Anche a tutto quello che in lui è offeso, e ch’era in lui per renderlo felice. Questo è l’uomo.
Ma l’offesa cos’è? È fatta all’uomo e al mondo. Da chi è fatta? E il sangue che è sparso? La persecuzione? L’oppressione?
Chi è caduto anche si alza. Offeso, oppresso, anche prende su le catene dai suoi piedi e si arma di esse: è perché vuol liberarsi, non vendicarsi. Questo anche è l’uomo.

Nuove Resistenze

Un’altra opera che affronta il tema della Resistenza un po’ di sbieco, ma che fornisce interessanti punti di riflessione, è Il sentiero degli dei del collettivo Wu Ming 2. Il libro descrive il sentiero che passando per gli Appennini collega il centro di Bologna al centro di Firenze.

Nell’opera sono presenti moltissime pagine che raccontano la storia di quel territorio teatro di numerose e drammatiche vicende della lotta partigiana. Un territorio che ha continuato negli anni ad essere ferito e che ha visto nascere nuove forme di resistenza legate principalmente alla costruzione della linea dell’alta-velocità inaugurata nel 2009. Un’operazione non sempre limpida che si è accompagnata a forti polemiche e che, nel 2004, è risultata in un processo per danni ambientali nel Mugello contro i responsabili delle aziende costruttrici, processo conclusosi nel 2014 con la condanna di 19 imputati per reati che variano dal traffico illecito di rifiuti all’omissione di bonifica.

È questo accostamento tra vecchie e nuove resistenze che fornisce a Wu Ming 2 il punto di partenza per una riflessione sulla storia e sulla memoria come fondamentale strumento di lotta nel presente:

Per fare pace non è necessario essere tutti d’accordo. Basterebbe aprire le finestre, dare ossigeno agli archivi, e non cercare tanto la storia giusta, quanto la giusta voce per raccontarle tutte.

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