Per la rassegna “Politica e Attualità”, le giornaliste Brunella Bolloli, (“Libero”) e Rita Cavallaro (“Il Tempo”, “L’Identità” e “Giallo”) presentano “Il verminaio. L’inchiesta sui dossier dell’Antimafia” (Baldini+Castoldi), facendo chiarezza sul recente scandalo dei dossieraggi che ha coinvolto la Direzione Nazionale Antimafia. Conversano con le autrici Tommaso Cerno, direttore de “Il Tempo”, e Andrea Agostini, avvocato cassazionista e presidente di Fondazione Marche Cultura.
La ricostruzione dei fatti
Nell’ottobre 2022, a poche settimane dall’insediamento del governo Meloni, il quotidiano “Domani” pubblica articoli contenenti dati personali e non ancora di dominio pubblico riguardanti somme incassate da Guido Crosetto prima che assumesse l’incarico di Ministro della Difesa. Crosetto presenta quindi un esposto alla Procura di Roma, in quanto le fonti degli articoli di cui sopra dovevano necessariamente derivare da intrusioni in dati costituenti informazioni di carattere privato che solo lui conosceva.
Pasquale Striano e la Direzione Nazionale Antimafia
Nell’arco di 15 giorni, grazie alle indagini della Procura emerge il nome di Pasquale Striano, sottotenente della Guardia di Finanza addetto alle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS). Si tratta di un uomo fino ad allora integerrimo e ricoperto di encomi: l’agente perfetto. Nonostante ciò, Striano confessa di aver eseguito ripetuti accessi abusivi a dati di carattere privato, ma non se ne assume la piena responsabilità. Egli ammette, infatti, di aver commesso tali illeciti seguendo precisi ordini provenienti dal dirigente del SOS e, più specificamente, dalla Direzione Nazionale Antimafia (DNA). Nel momento in cui si scopre che dei magistrati sono coinvolti, la Procura di Roma, non più competente per incompatibilità, trasferisce le indagini a quella di Perugia. Un vero e proprio sistema criminale si è annidato per anni nel cuore della macchina democratica del nostro Paese, direttamente nella “super procura” voluta da Giovanni Falcone, la cui esistenza è il frutto di decenni di lotta sanguinosa alla criminalità organizzata.
Un disegno politico?
È lecito pensare che ci possa essere un disegno politico dietro i numerosi dossieraggi? Sì, secondo le autrici e secondo il Direttore Cerno, in quanto i soggetti colpiti appartengono ad un unico schieramento politico, quello del centro-destra. Tra i partiti politici, quello che annovera il maggior numero di “vittime” è la Lega, con ben 38 iscritti. Nessun esponente dell’opposizione è mai stato colpito, né si è mai preoccupato di poter diventare una vittima di questo sistema di infiltrazioni. All’interno dell’ambiente del giornalismo di sinistra, sottolinea Cerno, qualcuno ha persino criticato l’attuale segretaria del PD, Elly Schlein, per aver condannato lo scandalo dei dossieraggi.
L’interesse della Direzione Nazionale Antimafia verso personaggi pubblici
La Direzione Nazionale Antimafia costituisce l’ufficio di coordinamento delle Procure Distrettuali, che si occupano di indagini su delitti di criminalità organizzata e reati collegati. Sorprende le autrici che tra le vittime di questo sistema criminale di infiltrazioni, oltre ai soggetti politicamente esposti, si annoverano personaggi dello spettacolo, come Fedez, o dello sport, come Cristiano Ronaldo o Massimiliano Allegri. Che interesse potrebbe mai avere la Direzione Nazionale Antimafia verso soggetti su cui non ricadono sospetti di illeciti legati alla criminalità organizzata?
Tra le vittime del dossieraggio, è possibile trovare persino cittadini vaticani, motivo per cui, allo stato attuale, oltre all’inchiesta della Procura di Perugia, ne è stata avviata una anche in Vaticano. Pasquale Striano ha infatti “spiato” personaggi che sono poi diventati i protagonisti di un eclatante rivelazione de “L’Espresso”, che ha a sua volta portato al famoso Processo Becciu.
I casi più eclatanti
Tra i nomi di primissimo piano dell’attuale Governo, come quello della Presidente Meloni, di Matteo Salvini, o di Antonio Tajani, nessuno è emerso tra le vittime ufficiali dei dossieraggi. Tuttavia, Pasquale Striano avrebbe ricavato informazioni grazie ad accessi ai dati di persone a loro vicine. Tra i dossier più eclatanti, riveste particolare importanza quello che ha fermato la candidatura a Capo di Stato di Silvio Berlusconi prima e di Maria Elisabetta Alberti Casellati poi.
Dunque, considerando questi fatti, secondo le autrici e il Direttore Cerno, autore della prefazione del libro, è lecito pensare a programmate intrusioni nella macchina democratica del nostro Paese. In totale, Pasquale Striano ha inviato ben 337 documenti riservati nell’arco di 4 anni e, persino dopo la sua rimozione, le infiltrazioni sono andate avanti per circa 6 o 7 mesi.