Nella terza giornata del Passaggi Festival ospiti Oscar Farinetti, Maurizio Martina, Ugo Intini, Nando dalla Chiesa, Diego Bianchi ‘Zoro’, Antonio Padellaro
[vc_separator type=”transparent” position=”center” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, apre la terza giornata del Passaggi Festival con il suo contagioso buonumore: pur sotto un cielo grigio e gravido di pioggia, il suo messaggio è di inattaccabile ottimismo. Il suo libro, Migliorare si può, raccoglie 300 esempi di intraprendenza imprenditoriale e voglia di cambiare, di restituire al nostro paese ammaccato fiducia nel futuro: «copiare è una cosa molto intelligente, ma bisogna copiare dai migliori. Per copiare, devi ammettere che esistono persone migliori di te e devi, quindi, essere umile. Quando vado in giro, cerco sempre chi è più bravo di me e quando torno a casa le copio. Ma attenzione! Copiare non vuol dire imitare, ma prendere una cosa che ti piace e plasmarla sulla base della tua sensibilità». Il Ministro Maurizio Martina interviene via Skype per commentare le parole di Farinetti: «ha ragione Oscar, migliorare si può. Io penso che sia un dovere per la politica mettersi in discussione ogni giorno davanti ai fatti nuovi che acccadono. Ne faccio una questione di lettura dei cambiamenti profondi, che oggi, più del passato, abbiamo davanti. Migliorare non solo si può, si deve».
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Ugo Intini, il secondo ospite della terza giornata del festival Passaggi, dialoga con Alessandra Longo sulla dialettica tra vecchie e nuove generazioni. È poi vero che i vecchi sottraggono lavoro ai giovani? I due poli anagrafici opposti si cannibalizzano a vicenda o possono convivere? Intini problematizza la questione: «la mia impressione personale è che si sia sostituita una lotta di classe con una lotta di età. Il libro è dedicato a esaminare questa possibile nuova lotta, soprattutto alla luce dell’invecchiamento progressivo della società italiana. Italia e Giappone sono i paesi con l’età media più alta e c’è un’enorme stagnazione economica. Che ci sia un nesso? Le persone anziane consumano meno e hanno una pensione sempre più bassa. Cicerone pensava che la vecchiaia iniziasse a 50 anni, ora inizia molto dopo. Entro il 2060, l’Unione Europea avrà bisogno di 260 milioni di immigrati per mantenere il sistema pensionistico. Il problema dell’Italia è anche la sua scarsa scolarizzazione: essendo un paese con una bassa scolarità, attira l’immigrazione peggiore, quella con un livello culturale quasi nullo».
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Nando dalla Chiesa e Zoro: «insegnare la mafia»
[vc_separator type=”transparent” position=”center” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]Nel primo incontro della serata, una coppia inedita: il sociologo Nando dalla Chiesa, docente universitario che ha dedicato l’intera carriera allo studio delle mafie, e Diego Bianchi alias Zoro, blogger, giornalista e celebre volto di Rai Tre, introducono al pubblico Passaggio a nord, un testo che il presidente di Libera ha dedicato alla necessità di riscrivere la storiografia ufficiale sul fenomeno dell’infiltrazione malavitosa. «La Mafia non trova spazio nei programmi scolastici, a scuola non se ne parla mai. Anche nell’università italiana per 150 anni non si è parlato di criminalità organizzata. Però, ora è nata una nuova generazione di studenti che se ne occupano e questa è la nostra felicità possibile», osserva dalla Chiesa alludendo al file rouge della quarta edizione di Passaggi. Ed ancora, sul laboratorio storiografico: «Chi deve scrivere la storia? Di solito la scrivono i vincitori. Le vittime della mafia una volta erano persone senza potere, i contadini che non erano in grado di scrivere, non eran in grado di lasciare la loro testimonianza, subivano la scrittura della loro storia da parte di altri. Ma io credo che saper scrivere, la storia vera, quella dei vinti, permette di attuare la giustizia in modo più efficace». Infine, una battuta su Roberto Saviano: «perché, nonostante tutto il lavoro di denuncia fatto, ispira sentimenti di avversione? Dipende dal fatto che ha avuto successo. È, forse, una questione irrazionale, una reazione istintuale, un umore basso».
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