È iniziata ieri, giovedì 27 giugno, la nuova rassegna di Passaggi dedicata alla narrativa: Europa/Meditterranea, Passaggi ad Est. I quattro appuntamenti di cui è composta hanno come scopo quello allargare le offerte culturali del festival e di mostrare al pubblico una realtà diversa, invitando autori provenienti dall’area balcanica. Il primo ospite è stato Bashkim Shehu, narratore albanese che insieme a Matteo Mandalà, docente di letteratura albanese all’Università di Palermo ha presentato il suo romanzo “La rivincita”.
Trama e temi del romanzo
“La rivincita” è ambientato nell’Albania totalitaria della seconda metà del XX secolo e racconta la storia di Aleks Krasta, uomo condannato, senza un motivo valido e conosciuto, a passare parte della sua vita nelle carceri del regime. Insieme a lui c’è un suo amico, narratore per una parte del romanzo, che raccoglie la storia della sua vita con l’intento di scrivere un libro. Il protagonista vorrebbe rivendicare ciò che gli è stato negato per anni (la dignità, la libertà e l’identità), ma alla fine la sua vendetta non verrà attuata proprio per rispetto dei principi umani.
Il romanzo parte descrivendo una situazione politica, ma vengono poi sviluppati molteplici temi. Uno dei più importanti è sicuramente quello religioso. Durante gli anni della dittatura il clero cattolico, specialmente la parte francescana, fu annientato dopo la proibizione dell’esercizio del culto.
Per i personaggi la ricerca di Dio diventa la ricerca di un’autorità giusta che sostituisca quella dispotica e violenta della dimensione terrena.
Innovazione e modelli
Matteo Mandalà descrive “La rivincita” come un romanzo con una struttura complessa e uno stile innovativo. Durante la lettura ci si trova di fronte a numerosi personaggi e alla duplicazione delle voci narranti. Se si ha la fortuna di potersi approcciare al libro in lingua originale, è impossibile non notare la sovversione dell’ordine sintattico dei verbi attuata dall’autore, aspetto nuovo che ha rivoluzionato la letteratura albanese.
Per la scrittura del suo romanzo Bashkim Shehu si è ispirato a due libri. Il primo è “Il sangue di Abele. Vivi per testimoniare” di Padre Zef Pllumi, un frate francescano albanese che mostra in questo diario la vita nelle prigioni comuniste della dittatura.
Il secondo è “Nocturno de Chile”, un romanzo di Roberto Bolaño.
Shehu ha provato a far rivivere nel suo libro le sensazioni descritte nelle due opere con uno stile diverso e nuovo.
Tra biografia e romanzo
Il mondo che descrive Bashkim Shehu è un mondo reale, in cui lui stesso ha vissuto.
Suo padre è stato primo ministro del governo albanese e potenziale successore del dittatore fino a quando non è stato costretto al suicidio. Tutta la sua famiglia è stata arrestata e Bashkim Shehu ha passato otto anni in carcere.
Nel libro si riflettono le sensazioni e la dimensione esistenziale dell’autore, ma la sua intenzione non era quella di creare una biografia. Molti dei riferimenti personali non sono infatti intenzionali.