Michele Catozzi, Passaggi Festival 2022

Michele Catozzi si è occupato di editoria e di giornalismo. Ha scritto diversi romanzi gialli, tutti vedevano come protagonista Nicola Aldani, Commissario di Polizia della squadra mobile sezione omicidi di Venezia. A Passaggi Festival, in occasione della rassegna “Giallo a mezzanotte”, l’autore ha presentato il suo ultimo romanzo, quarto della serie di Nicola Aldani: “Muro di nebbia” (TEA). Conversa con l’autore Brunella Paolini (Direttrice Ente Olivieri. Biblioteca e Musei Oliveriani – Pesaro).

Il Commissario Aldani e Venezia

Come spiega Catozzi, la figura del Commissario viene decritta, in quest’ultimo romanzo, più approfonditamente del solito. Si illustrano, infatti, lati del carattere e della vita di Aldani solamente accennati nei precedenti libri. Il protagonista viene presentato non come un eroe ma come un semplice uomo che, nella quotidianità, si impegna, lavora, fatica, ha momenti di frustrazione e un “luogo del cuore”, dove rifugiarsi quando ha bisogno di riflettere in tranquillità. Aldani ha poi la sua squadra, qualche poliziotto aiutante. C’è qualche personaggio collaterale come l’armatore del motoscafo col quale il Commissario si sposta per Venezia, il titolare di qualche negozio di alimentari e di un ristorante. Questi individui più secondari rendono saldo, più credibile il retroscena dei gialli di Catozzi. L’immagine di Aldani mentre prende il caffè la mattina, il suo umore un po’ burbero, creano scenari che divengono col tempo cari al lettore. In ogni caso, continua Catozzi, Venezia è la “seconda protagonista” dei suoi gialli. “Voglio liberare Venezia dal cappio del turismo: è una città meravigliosa che tuttavia è divenuta sinonimo di turismo perenne” dice Catozzi. È, infatti, una Venezia diversa quella raccontata dall’autore, non ci sono solo Piazza San Marco, il Ponte di Rialto e le gondole ma un’infinità di caratteristiche e particolari che può conoscere solo qualcuno che la città lagunare la conosce molto bene.

Temi sociali e serial killer

Brunella Paolini suggerisce come negli altri romanzi non ci siano serial killer ma si affrontino, invece, molte tematiche relative a Venezia. L’autore spiega che non sarebbe stato credibile inserire un serial killer in ogni suo giallo in quanto casi di individui pluriomicida non sono mai esistiti a Venezia. Ne andrebbe dunque della credibilità del romanzo stesso. Per quanto riguarda invece le tematiche “veneziane”, nel precedente romanzo dell’autore, “Marea Tossica” (“È il mio romanzo del cuore” ammette Catozzi), si parla della questione del petrolchimico di Marghera. A suo tempo c’è stato uno scandalo ed un processo. “Avendo io vissuto a Mestre negli anni ‘60-‘70 ho vissuto in prima persona tutto ciò e sentivo il bisogno di parlarne. Trasportare fatti accaduti in passato nell’attualità non è facile ma attraverso battute e riferimenti dei personaggi ci sono dei “rimandi” alla questione”. Quello qualcuno l’ha persino chiamato un “giallo sociale”, in realtà Catozzi voleva parlarne e l’ha fatto, non voleva creare scandali ma riflessioni. L’autore delinea queste tematiche con note non eccessivamente pesanti: “Non è una critica sociale ma più un’ironia”.

Il realismo e la “venezianitudine”

Scrivere un romanzo giallo, spiega Catozzi, non è affatto semplice: “Bisogna informarsi su come funziona il sistema giudiziario, quali organi intervengono e quando, i poteri dei PM, le tempistiche degli interrogatori, la necessità di determinate prove prima del giudizio… Ho dovuto cambiare molte volte, nei miei libri, sistemi giudiziari troppo efficienti, che pretendono immediatamente giustizia”. Dunque il consiglio di esperti del mestiere, che lavorano ogni giorno in quel campo, si è reso di primaria utilità. In tutti i suoi libri (in questo in particolare), Catozzi cerca inoltre di trasmettere la “Venezianitudine” della città: significa trasmettere lo spirito della città, niente di turistico dunque. Certe volte, ad esempio, si lascia spazio al dialetto veneziano, l’italiano viene “dimenticato”.

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