Vanessa Roghi - Passaggi 2022

L’ultima giornata del festival incomincia alla Mediateca Montanari con la rassegna “Piccoli aSsaggi”. Ospite di Passaggi è stata la storica Vanessa Roghi con il suo libro “Voi siete il fuoco” (Einaudi). Con l’autrice erano presenti anche Valeria Patergnani, direttrice del sistema bibliotecario di Fano, e la classe II G dell’istituto comprensivo “Matteo Nuti”.

Essere fuoco

Sono stati proprio i ragazzi ad aprire l’incontro, interpretando la sfida di “essere il  fuoco” in modo reale. Per loro, come per l’autrice, la scuola dovrebbe essere un luogo di libertà, confronto e crescita. La parola scuola deriva dalla parola greca “skolè” e latina “ozium”, entrambe si riferiscono a quello che oggi potremmo definire “tempo libero”. Il tempo dedicato alla scuola era visto come “un momento per utilizzare l’intelletto in modo piacevole”; la scuola era un momento di svago. Per gli studenti di oggi, invece, questa definizione sembra un ossimoro. Come può quindi la scuola tornare ad essere un piacere?

Crescere con le scelte 

La scuola era vista come il luogo attraverso il quale gli studenti crescevano

Un’altra parola strettamente collegata alla scuola è “krisis”, scelta. La stessa autrice ha raccontato la possibilità di scegliere partendo dalla sua storia. Sin da piccola si è infatti appassionata alla lettura, e questo è stato possibile solo grazie ai libri e alla cultura che le offriva la scuola. Quest’ultima deve allora essere il luogo sicuro in cui i giovanissimi possano conoscere, crescere e sperimentare riuscendo a dare vita ad un loro spirito critico. Qual è, quindi il ruolo del maestro? “Il maestro è quella persona che porta i ciocchi per accendere il fuoco della conoscenza. Insegnare è accendere un fuoco che brucerà e darà a sua volta calore”. 

La stanza delle necessità

La scuola è anche il luogo in cui le necessità degli studenti vanno ascoltate e rispettate. In Harry Potter, la “stanza delle necessità”, è un luogo magico nel quale ognuno può trovare tutto ciò di cui ha bisogno. Alcuni ragazzi hanno letto le descrizioni della propria stanza della necessità. Tra la commozione dell’autrice e del pubblico, sono stati descritti luoghi di comunità nei quali ognuno è libero di esprimersi ed essere se stesso. I ragazzi hanno anche sottolineato come, nonostante l’istruzione sia un diritto di tutti, alcuni non riescano a portare a termine il proprio ciclo di studi. Questo accade, però, non perché non abbiano voglia di imparare, bensì perché si sentono svalutati e non valorizzati. Forse, se la scuola si trasformasse in “stanza delle necessità”, i ragazzi non vedrebbero più la scuola come un nemico ma potrebbero riscoprire la bellezza dell’imparare.

 “Agli “svogliati” basta dare uno scopo

Senza creare fantasmi

Un altro tema fondamentale tra quelli trattati è quello della solitudine. Quando si è giovani è difficile capire qual è il proprio posto nel mondo. Spesso, infatti, i ragazzi si sentono soli, senza nessuno con cui confrontarsi o che gli porga una mano. La scrittrice ha quindi spiegato come, con questo tema, abbia voluto inserire all’interno del libro anche uno spazio dedicato alle leggi razziali. Durante il Fascismo la scuola ha smesso di essere un luogo di incontro ed ha iniziato a creare “fantasmi”. A molti ragazzi è stato proibito, da un giorno all’altro, di andare a scuola. Questo per motivi futili e inesistenti come le loro origini. Non solo non avevano più la possibilità di imparare, ma anche chi prima era loro amico, poi non aveva più il permesso di parlare con loro o anche solo rivolgergli lo sguardo. Si sono ritrovati soli, senza neanche capire perché.

Spero che non vi sentiate mai più dei fantasmi perché non lo siete non lo sarete mai

Cos’è la femminilità?

Chi ha detto che i colori hanno un genere? Gli studenti hanno anche portato “in scena” una breve rappresentazione dove due ragazze dialogavano sul significato di femminilità. Non è necessario amare il rosa o la danza per essere una femmina. E giocare a calcio o preferire l’azzurro non rende più maschi. È la società, infatti, a dettare queste leggi-stereotipi comuni, e spesso, noi, non ci poniamo domande. L’autrice ha quindi raccontato una sua esperienza di quando, ad un incontro con altri studenti, ha notato che tutte le ragazze, nonostante il caldo, portassero i pantaloni lunghi. Dopo aver chiesto il perché, le è stato risposto che era “ciò che diceva il regolamento”. Un regolamento che gli studenti, però, non avevano mai avuto occasione né di leggere né di modificare. Queste regole, inoltre, erano restrittive rispetto ad un gruppo specifico: erano le ragazze a dover nascondere le proprio gambe e le proprie spalle perché “non appropriato”. Ma, se non è comprensivo e inclusivo, un regolamento non ha senso. 

La nuova scuola

L’incontro si è concluso con un ringraziamento speciale alla città di Fano. Città di origine di Giuseppe Tamagnini, Anna Fantini e Rino Giovannetti. Questi tre professori sono stati, nel 1951, gli autori di una nuova scuola, una scuola “democratica”: sono i fondatori del movimento di cooperazione educativo. Da questo movimento, diffusosi poi in tutta Italia, ha preso ispirazione anche la scuola di Grosseto dov’è cresciuta l’autrice, il luogo in cui ha scoperto il suo amore per la storia e la cultura. E’ quindi proprio nella nostra piccola città, che la scuola ha affrontato una grande rivoluzione. Ed è infine anche grazie a questa che oggi, la scuola, può essere il luogo nel quale ognuno può sentirsi a proprio agio.

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