A Passaggi Festival, sabato 24 giugno, il marinaio e girovago, insegnante e scrittore Fabio Fiori ha presentato il suo libro Anemos. I venti del Mediterraneo (Edizione Mursia). L’incontro si è svolto a Fano presso il Bon Bon Art Cafè dove l’autore ha conversato col presidente del Club Nautico Fanese Piergiorgio Bonazzelli.

 

Nascita della passione e dicotomia del mare

Il mondo magico quale è quello del mare e del vento di cui Fabio Fiori racconta nel suo libro Anemos. I venti del Mediterraneo ha accolto l’autore questa mattina durante il suo incontro. Folate di vento che portavano un inconfondibile odore di mare hanno catapultato gli spettatori in quel mondo di cui l’autore parla e che, se non vissuto sulla pelle, è difficile coglierne la bellezza.
La passione per il mare dell’autore è nata da una fanciullesca relazione con esso, accresciuta nel tempo da anni di studi su imbarcazioni a remi e a vele che gli hanno dato modo di esplorare quelle infinite foreste blu dall’odore inconfondibile. Odore che crea una relazione olfattiva e affettiva: i marinai sulla terra ferma ricordano l’odore unico del mare al largo e ne rimpiangono la lontananza. Seppur il mare sia fonte di vita e di dolcezza è anche portatore di morte e distruzione e tutti i marinai, almeno una volta, ne hanno temuto la potenza.

 

I venti e Vitruvio

I venti per la storia delle culture mediterranee fino al novecento furono molto importanti, costituivano il motore di tutte quelle imbarcazioni che favorivano i commerci e di conseguenza la vita.
Vitruvio nel suo trattato il De Architectura, ritaglia uno spazio al capitolo VI, libro I, circa l’orientamento della rete viaria rispetto alla direzione dei venti, riassumendo sia da un punto di vista urbanistico che architettonico l’attenzione necessaria per gli ambienti naturali alla costruzione della città. Ci restituisce anche una descrizione poetica e scientifica de La Torre dei Venti di Atene, la quale ci descrive i venti e la necessità umana di rappresentare l’invisibile.

 

La Rosa dei Venti e la doppia Bora

La Rosa dei Venti classifica i venti in base alla loro provenienza secondo i quattro punti cardinali, come una bussola. Dopo la scoperta di nuove tecniche di navigazione che si basavano sui venti delle sezioni intermedie della Rosa, questi ultimi si moltiplicarono passando da quattro a trentadue.
La Bora, quel vento dall’odore silvestre proveniente da est, chiamata anche Mezzaquarta, può rappresentare la doppia faccia del mare: terribile e violento, ma allo stesso tempo dolcissimo e salvifico. Fabio Fiori descrive questo vento come una croce ed una delizia. Si tratta di un vento difficile che nasce nel Golfo del Quarnaro e che strappa le vele ai marinai, la cosiddetta Bora Nera; ma allo stesso tempo è un vento magico, fatato che li riporta a casa dopo lunghe battute di pesca lontano dai porti sicuri.

 

Il forte Levante, il tempestoso Ostro e l’africano Scirocco

Il Levante, vento dall’odore salmastro, intraprende una corsa parallela al mare, il fetch, dalle coste dell’Albania a quelle di Venezia sollevando le onde e causando l’innalzamento dell’acqua in quest’ultima città.
L’Ostro è presagio di tempeste, un vento proveniente da sud, il più odiato dai marinai fanesi e romagnoli.
Lo Scirocco, il cosiddetto respiro africano, ci fa comprendere quanto l’Italia sia vicina all’Africa, continente che da sempre consideriamo erroneamente una meta lontana. Lo Scirocco e la Bora hanno la capacità di vivificare e rendere cristallino l’Adriatico, difficile da amare vista la torbidità delle sue acque. Bisogna quindi essere pazienti e aspettare il vento giusto per apprezzare le meraviglie di questo. L’Adriatico è, inoltre, un mare molto più pericoloso del Tirreno, è, infatti, imprevedibile dati i scarsi segnali di arrivo del maltempo.

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