A Passaggi Festival giovedì 24 giugno si è conclusa la rassegna “Europa/Mediterraneo” con la presentazione del romanzo L’ora del male (Besa – Livio Muci Editore). L’ultimo autore a salire sul palco della Chiesa di San Francesco è stato Tom Kuka, giornalista e scrittore albanese, vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il Kult Award 2020 e il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2021. Con lui hanno conversato Carolina Iacucci, scrittrice e critica letteraria, e Ledia Mirakaj, responsabile culturale dell’ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia.
L’incontro si è aperto con la presentazione della rivista Lettere dalla Diaspora di Mimoza Hysa, Direttrice del Centro editoriale per la Diaspora di Tirana.
Enkel Demi e Tom Kuka
Tom Kuka è in realtà lo pseudonimo di Enkel Demi, giornalista, personaggio televisivo e radiofonico molto famoso in Albania. L’autore ha spiegato che lavorando nel mondo dei media si è creato un personaggio, in gran parte fasullo e menzognero. Quando ha iniziato a pubblicare romanzi ha deciso di assumere una nuova identità, in modo che quella conosciuta dal pubblico non interferisse, con i suoi gusti e la sua arroganza. Inoltre, senza questo espediente, avrebbe corso il rischio di perdere i lettori che non amano il personaggio televisivo da lui costruito. Quando Besa Editore gli ha proposto di pubblicare i suoi libri in Italia ha deciso di mantenere lo pseudonimo.
Nei suoi romanzi compare sempre un personaggio secondario chiamato Tom Kuka. In questo modo l’autore può osservare e vivere le sue storie anche dall’interno.
Sali Kamati, vittima della legge della violenza e della vendetta
Sali Kamati, protagonista de L’ora del male, deve vendicare la morte del fratello. L’uomo vorrebbe interrompere questa catena di sangue, ma non può farlo senza macchiare il suo onore. È la paura dell’infamia e del giudizio della società a spingerlo a rispettare la legge della violenza e della vendetta. Questa cultura, antica e che ancora sopravvive, è il motivo per cui nelle cronache giornalistiche tra i colpevoli di un delitto compaiono spesso nomi albanesi.
Sali è un personaggio epico. Vive in una piccola comunità, che lo onora quando uccide e lo disprezza quando ama. Infatti, per gli uomini albanesi amare rappresenta una vergogna: gli uomini devono essere amati e non amare. Nel finale l’epicità del protagonista assume tutt’altra veste. Scopre l’amore e il suo eroismo si concretizza nell’allontanamento dalle antiche leggi delle armi, per riscoprire la vita con una nuova luce.
Le figure femminili
Il protagonista de L’ora del male è un uomo, ma è circondato da importanti personaggi femminili. I principali sono la moglie, che non gli ha dato figli e ormai sta invecchiando, la nipote, ancora giovane e pura, e la sorella, un’intellettuale che vive in un mondo di personali astrazioni. Per delineare queste tre figure, che rispondono a differenti paradigmi di femminilità, Tom Kuka si è ispirato alla sua famiglia. Ciò che troviamo nei suoi scritti non è inventato: sono storie raccontate dalle donne che lo hanno cresciuto con i loro miti, leggende e pregiudizi. Nei romanzi racconta la storia dei suoi antenati, le sue radici. Nel libro compare anche uno spirito composto da due entità, l’Ora, descritto come una figura mitologica.
Il tempo e il canto
Uno dei temi principali del romanzo è il tempo, che entra nella narrazione attraverso la descrizione della ciclicità delle stagioni, una riflessione sulla caducità e il sopravvivere, nella società, di leggi non scritte. Tom Kuka parla del tempo per descrivere un popolo, quello albanese, che dall’antichità attraversa la vita scandita da numerose feste, pagane e religiose. Secondo lo scrittore “non è possibile comprendere un popolo se non si conosce il tempo che si porta dietro dai mondi perduti”.
Ne L’Ora del male sono presenti frequenti riferimenti al canto, che anticipa i personaggi e i fatti. Inoltre, la scrittura è molto musicale. Anche questo tema è ripreso dalla cultura albanese e dalle radici di Tom Kuka. Nella regione della sua famiglia, le notizie e i messaggi venivano trasmessi attraverso il canto.
L’inserimento di questo elemento nella letteratura non può che essere erede anche del coro delle tragedie e commedie greche, che sono un modello in tutta Europa.
L’Albania: un Paese che non cambia, ma dimentica
Tom Kuka nei suoi libri racconta l’Albania di oggi attraverso quella di ieri. Questo Paese non ha infatti subito cambiamenti. Gli articoli di giornale e i discorsi in Parlamento di cento anni fa, sostituendo qualche nome, potrebbero essere scambiati per attuali. In Albania ci sono nuove strade e palazzi, ma “gli albanesi hanno sempre la stessa povertà di sentimenti e la stessa voglia di vivere in modo caotico”.
Ciò che Tom Kuka non apprezza del suo popolo è che dimentica troppo velocemente. In Italia ogni anno vengono celebrate cerimonie per onorare i caduti delle Guerre mondiali e il fine di tali eventi è ricordare non tanto le singole persone, ma ciò che è accaduto. In Albania queste cerimonie non esistono e la mancanza di memoria scatena un circolo vizioso che porta a ripetere gli sbagli del passato e a perdere i valori degli antenati. I dittatori, i regimi e le faide sono frutto di una memoria breve, della storia dimenticata.
L’incontro si è concluso con una lettura in albanese, da parte di Ledia Mirakaj, di qualche pagina di Flama, il nuovo romanzo che è valso a Tom Kuka il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura. Il libro, dedicato al tema delle catastrofi naturali, non è ancora stato tradotto, ma la casa editrice Besa sta lavorando con l’autore per pubblicare al più presto l’edizione italiana.