Mercoledì 26 giugno 2024, “Dante e la città della Fortuna” (Metauro Edizioni) inaugura la rassegna Libri che parlano di libri. L’autore Andrea Angelucci, docente di Lettere presso il Liceo Scientifico e Musicale Marconi di Pesaro, indaga il rapporto che lega Dante alla città di Fano, avanzando ipotesi e svelando interessanti scoperte. La ricerca dell’autore, già presentata nel documentario “Dante e la città della Fortuna“, realizzato dal Circolo Bianchini per la serie “Esplorare i confini“, viene proposta in versione approfondita nell’inedito saggio presentato a Passaggi Festival. Nella cornice del Chiostro dell’ex convento delle Benedettine, alla presenza di un numeroso pubblico, Angelucci conversa con lo scrittore e critico letterario Enrico Capodaglio.
Dante e Fano: il richiamo della Fortuna nel V canto del Purgatorio
L’autore elabora le sue considerazioni partendo dall’ipotesi che il Sommo Poeta conoscesse Fano come città della Fortuna. Benché già in epoca medievale la città di Fano fosse nota con la sua attuale denominazione, è probabile che lo scrittore fiorentino sia venuto a conoscenza dell’antico nome di Fanum Fortunae tramite antichi documenti cartografici o notizie storiografiche. Di conseguenza, considerando la grande ricchezza di richiami allegorici nei canti della Commedia, Angelucci ipotizza che Dante abbia affidato proprio a Iacopo del Cassero un discorso che si basa sulla Fortuna per richiamare la sua provenienza fanese. Nel V canto del Purgatorio, infatti, il poeta immagina di incontrare il condottiero fanese lungo il pendio del monte del Purgatorio e di ascoltarlo mentre racconta di quando la fortuna o, meglio, la sfortuna, lo abbia fatto cadere vittima dei sicari di Azzo VIII d’Este.
Il collegamento tra Dante e la lapide di Iacopo del Cassero: un’analisi delle scelte stilistiche
Le scelte stilistiche dei versi del V canto del Purgatorio mettono in luce un ulteriore possibile legame tra la città della Fortuna e il Sommo Poeta: le parole pronunciate da Iacopo del Cassero, infatti, presentano numerose somiglianze con il testo dell’anonima lapide sepolcrale dedicata allo stesso Iacopo del Cassero presente nella chiesa di San Domenico a Fano. Questo collegamento, sviluppato a partire da un’intuizione dello studioso Augusto Campana, è stato da Angelucci ampiamente studiato e approfondito. Considerando la minuziosa attenzione per la parola che caratterizza l’intera opera di Dante, l’autore afferma che la similarità lessicale presente nei due testi, non può essere una fortuita casualità. Di conseguenza è possibile ipotizzare che il poeta della Commedia conoscesse, direttamente o indirettamente, il testo dell’epigrafe sepolcrale di Iacopo del Cassero. Angelucci, inoltre, si sofferma a sottolineare il valore letterario dell’epigrafe conservata nella Chiesa di San Domenico, ritenendo che la lapide sia stata sottovalutata dagli studiosi precedenti che non hanno saputo cogliere la raffinatezza dei riferimenti letterari in essa contenuti e le particolarità stilistiche che in essa si possono riscontrare.
“Dante e la città della Fortuna: un viaggio attraverso la storia, la filosofia e la poesia”
L’autore sostiene le sue tesi con una vasta documentazione e una ricerca accurata delle fonti. Durante l’incontro viene sottolineata la trasversalità della sua ricerca che integra approfondimenti storici, filosofici e filologici. Il libro “Dante e la città della Fortuna” alterna capitoli più tecnici di stampo filologico a capitoli narrativi che forniscono al lettore un’interessante e inedita prospettiva sul legame tra la città di Fano e il Sommo Poeta.