Attilio Brilli Passaggi Festival 2022

Il quinto appuntamento della Rassegna di saggisticaArte, una storia per tutti” ha visto come protagonista lo storico della letteratura di viaggio e critico letterario Attilio Brilli. L’autore ha conversato con la storica e docente d’arte Marta Paraventi, illustrando le varie sfaccettature della figura di Venere, tema centrale del suo ultimo libro: “Venere seduttrice. Incanti e turbamenti del viaggiatore” (Il Mulino).

Emozioni e punti di vista

L’originale idea alla base del libro è quella di un viaggio, da compiere attraverso gli occhi dei nobili viaggiatori del 1600, 1700 e 1800: come essi hanno interpretato le statue della Venere? Addentrandosi in un discorso archeologico, storico ed artistico, Attilio Brilli ripercorre così l’evoluzione di questa icona, da sempre simbolo di amore, emblema di bellezza e perfezione, tramite numerose scoperte e racconti. Le sculture che rappresentavano questa divinità erano molto potenti, capaci di suscitare negli osservatori grandi emozioni, quasi vicine ad un’infatuazione; sentimenti assai distanti dall’osservare distratto dei turisti moderni. Il libro è diviso in 2 parti: Venere in marmo e Venere in carta. Questa seconda parte è dedicata ai poemi, alle canzoni e alle poesie che si ispirano e sono rivolte alla dea.

La maledizione di Siena

Nello specifico, l’ispirazione per questo progetto nasce dalle cronache di Lorenzo Ghiberti, scultore delle porte del Battistero di Firenze. Attorno alla metà del ‘400 in Piazza del Campo, a Siena, torreggiava una statua della Venere, rinvenuta dal sottosuolo: all’epoca si era soliti nascondere questo tipo di statue per evitare che venissero distrutte dai cristiani. Nel tempo la città si trovò divisa da guerre e sciagure di vario genere, situazione che alimentò un sospetto già diffuso tra i cittadini. Si arrivò addirittura a pensare che la statua avrebbe distrutto Siena. Queste superstizioni determinarono una spaccatura tra il popolo, che detestava la Venere, e i mercanti, di visioni più aperte. Quando alla fine la città fu distrutta, i resti della statua vennero portati a Firenze: segno evidente che lo stigma datogli dalla tradizione cristiana non aveva ancora abbandonato, e non lo farà mai, la dea dell’amore.

Luci e ombre

Brilli ha ben individuato i due volti della dea. Da una parte quello che suscita ammirazione, essendo la Venere simbolo di bellezza, seduzione e fascino. Dall’altra, invece, troviamo una parte più demoniaca, che genera diffidenza. Un binomio di attrazione e repulsione, che ancora oggi caratterizza il personaggio della divinità. Dal punto di vista artistico e storico, la corrente del Neoclassicismo spicca per volontà di contatto con essa, mentre i suoi connotati nefasti e negativi sono più evidenti con l’arrivo del Romanticismo nell’800. Tuttavia, ognuno nel tempo ha provato emozioni diverse e contrastanti al cospetto di una Venere: ecco la ricchezza del libro di Brilli, che unisce tanti punti di vista differenti, anche molto lontani culturalmente tra loro.

Venere nel tempo

Lo storico ha analizzato alcune delle Veneri più famose, iniziando con la Venere De’ Medici, attualmente agli Uffizi. Il Papa, pieno di vergogna, la regalò al Gran Duca di Toscana, che invece la apprezzò molto. Cosimo I se ne servì addirittura come strumento contro la depressione. Passando poi alla Venere di Milo, simbolo della grandezza imperiale francese, oggi al Louvre, l’autore ha fatto riferimento alla trasformazione di questa immagine, oggi mero oggetto di arredo o gadget: cosa ben testimoniata da una scena del film Taxi Driver di Martin Scorsese. La Venere Capitolina è invece il simbolo della rinascita dell’antico, rinvenuta prima nell’anno 1000, secondo le testimonianze di un certo Maestro Gregorio, e poi nel 1600. Una fisicità diversa può essere osservata nella Venere Landolina, con le sue forme massicce e meno aggraziate, ma allo stesso modo sensuali. Infine, altri aneddoti riguardano Paolina Bonaparte come Venere Vincitrice, relativamente moderna (Canova, ‘800), la Venere di Urbino di Tiziano, oggi agli Uffizi, e la famosissima Venere di Botticelli, simbolo del Rinascimento.

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