Marino Sinibaldi, Passaggi Festival, 2022

Marino Sinibaldi presenta a Passaggi Festival 2022 il terzo volume della sua nuova rivista “Sotto il vulcano. Idee/narrazioni/immaginari“, edita da Feltrinelli, per la rassegna Presentazione di riviste culturali. Ad intervistarlo Elisabetta Stefanelli, Capo Redattrice Cultura ANSA, nella poetica ambientazione della Chiesa di San Francesco.

La nascita della Rivista

“Sotto il Vulcano” è una rivista cartacea, che già dal titolo stesso trasmette la sua inquietudine. Il suo scopo non è infatti quello di rassicurare, ma è quello di rappresentare la complessità del tempo in cui viviamo. Quella di cui parliamo è una rivista trimestrale, che ha visto essere analizzato, durante l’incontro di questa sera, il suo terzo volume, a cura di Andrea Bajani. Il progetto comprende una serie di dieci numeri, ognuno dei quali vedrà una propria direzione, affiancata sempre dalla figura di Marino Sinibaldi. Questa codirezione si deve alla volontà di voler rendere ogni volume diverso dall’altro, affrontando tematiche differenti all’interno di ognuno, presentando quindi anche le più varie forme espressive e cercando di riportare quelli che sono alcuni grandi interrogativi e complessità della nostra esistenza.

Una Rivista per comprendere la vita

Quella realizzata da Sinibaldi è una rivista di idee, narrazioni, immaginari e vi è anche una forte presenza di letteratura, che lo stesso Sinibaldi ritiene essere strettamente legata a tutto ciò che ci circonda. Afferma infatti che la letteratura è tutto. Il semplice piacere procurato dalla lettura di un libro è uno dei linguaggi più profondi che abbiamo per comprendere il mondo che ci circonda, oltre ad essere un ottimo elemento di evasione, tematica a cui ci siamo specialmente legati negli ultimi anni. Questa rivista nasce, infatti, durante il periodo della pandemia, durante il quale Sinibaldi ha iniziato ad interrogarsi su quella che sarebbe stata la visione post-pandemia degli uomini sul mondo. Dunque la rivista offriva pagine bianche su cui poter riportare ragionamenti riguardo questa nuova società traumatizzata. Il suo scopo era anche quello di dare un contributo agli uomini per vivere meglio ciò che è accaduto.

La pluralità della nostra esistenza

La rivista è frutto di un lavoro collettivo. Vi è l’idea di pluralità, accompagnata dalla concezione che in queste crisi attuali la cultura possa essere talmente potente da aiutare gli uomini a proseguire nelle loro vite. Questa molteplicità la si riscontra nei numerosi scrittori, nelle varie poesie e nella diversificazione dei generi con la presenza, persino, del rap e della graphic novel. È stata dunque data vita ad un collage di ogni tipo di espressione artistica, finalizzato alla ricerca di un senso e all’esplorazione della realtà, affrontando importanti temi, come la grande crisi, l’immigrazione, l’importanza della geografia e del luogo. Importante è, infatti, il tema dell’immigrazione, anche a livello umano: viviamo in uno scenario contrassegnato da due impulsi diversi. Da un lato vi è quello dell’identità, che ha a che fare con la permanenza, la stabilità, l’immutabilità. Dall’altro lato siamo attratti anche da ciò che è diverso o, come si dice oggi, fluido. Con il termine fluidità si fa riferimento non solo all’ambito sessuale, ma anche politico. Quindi, allo stesso tempo, è possibile identificare nell’uomo una forte ossessione per l’identità, rinchiusa all’interno di confini, così come una forte ossessione per la fluidità, che spazia in un ambiente libero. A proposito di identità Sinibaldi rivela la sua posizione, affermando di essere contrario a questa ideologia, inutile ai giorni nostri, dal momento che viviamo in un’epoca che è “intrappolata” in un costante evolversi.

I confini della visione antropocentrica

Negli ultimi periodi le situazioni di pandemia e di guerra hanno fatto riscoprire agli uomini i confini del mondo che abitano, anche se in realtà fino a poco tempo prima non si ricordavano nemmeno di averne.

“Prima nascono le mappe poi gli stati”.

La cartografia è l’immagine del mondo, ma in realtà non esiste una sola mappa che sia veritiera. Infatti, il planisfero che siamo soliti prendere in considerazione può offrire soltanto una visione deformata e bizzarra della realtà. La Terra è una sfera, più o meno regolare, che non può essere, da un punto di vista puramente geometrico, trasformata in rettangolo. Di conseguenza, vi sono alcune regioni che non conservano le loro reali dimensioni; si veda ad esempio la Groenlandia: sembra quasi una piccola Africa dalla cartina geografica, quando nella realtà non ha un’estensione maggiore a quella della Repubblica del Congo. Questo è uno degli innumerevoli casi in cui la visione antropocentrica della razza umana porta alla completa distorsione dell’universo che la circonda. Anche la disposizione dei continenti e il punto di vista in base a cui una mappa geografica viene realizzata, sono elementi puramente soggettivi e personali; l’Europa al centro e il Nord in alto sono scelte arbitrarie dei geografi, non verità assolute. Anzi, Sinibaldi sostiene che l’ossessione occidentale di cercare e fissare il punto settentrionale, non aiuta a comprendere la direzione verso cui si sta andando, ma intrappola l’uomo nel luogo in cui si trova determinando così l’immobilismo della sua visione. A tal merito vi è anche la questione dell’ubicazione delle capitali, continua a spiegare Marino Sinibaldi. Gli stati sono convinti della necessità di dover avere la loro città principale al centro del territorio e in quei casi in cui le città più importanti si trovano troppo vicine ai confini, ne vengono create di nuove a cui si assegna il ruolo di capitale come nei casi di Madrid, Mosca e Brasilia.

La parola come strumento politico

Lo strumento principale a disposizione dell’umanità sono le parole. Marino Sinibaldi, pur riconoscendone i limiti dal punto di vista pratico, sostiene che anche in campo politico siano la sola vera arma per poter giungere a risultati più soddisfacenti rispetto a quelli attuali. Infatti, a suo parere, è inevitabile che la politica italiana sia ridotta a un semplice teatrino dal momento che non vi sono né luoghi né occasioni per instaurare veri e propri dibattiti che favoriscano l’uso libero e spregiudicato della parola. Nel momento in cui la discussione verbale dei vari argomenti viene a mancare, le parole si deformano. Oggi, in merito al conflitto fra Russia e Ucraina, “pace” e “guerra” sono diventati termini intimidatori o, persino, di offesa. Le parole prive di contestualizzazione e di dialogo vengono private a tal punto del loro cuore semantico da diventare inutilizzabili. In conclusione, Sinibaldi sostiene che se la politica italiana si trova nella condizione attuale è perché mancano gli strumenti per poterne discutere; non tutti comprendono l’importanza della parola e della cultura. Quest’ultima è una vera e propria cura perché contestualizza le situazioni e le condizioni in cui versa la società, evitando di far sentire gli uomini di qualsiasi tempo le vittime esclusive dell’esistenza. La cultura cura i mali.

Prossimo numero, “Burnout”

Burnout”, il titolo ipotetico del prossimo numero della rivista, corrisponde in italiano, secondo Marino Sinibaldi, a “esaurimento”, termine che allude al bruciarsi delle identità e delle professionalità. Infatti, la prossima uscita sarà incentrata sui sentimenti e in particolare sulla fatica che gli uomini patiscono, in seguito al grande trauma della pandemia, a tenere con sé le proprie vite. Questo pensiero è molto affine a quello della scrittrice premio Nobel Olga Tokarczuk, la quale elabora un’affascinante teoria sulla caduta dei confini fra noi e il mondo come se la pandemia avesse messo in connessione l’uomo e il suo più prossimo universo. Parola chiave, come anticipa Sinibaldi, sarà il corpo, il corpo patria. Oggigiorno gli uomini si sentono se stessi solamente nel proprio corpo, anche se non vi si trovano più bene.

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