Nella terza giornata della XII edizione di Passaggi Festival è ospite in Piazza XX Settembre per la Rassegna “Libri in Piazza”, la giornalista Barbara Stefanelli. L’autrice presenta il suo nuovo libro “Love harder. Le ragazze iraniane camminano davanti a noi”, edito da Solferino, e conversa con Paolo Petrecca, direttore di Rai News 24. Al termine dell’evento Barbara Stefanelli riceve il Premio giornalistico “Andrea Barbato”, con la partecipazione di Lucia Tarsi, Assessore alla Cultura del Comune di Fano, e Ivana Monti Barbato.

L’Iran davanti all’Europa e all’Occidente

Barbara Stefanelli in questo libro mostra qual è il suo rapporto con l’Iran, un rapporto che parte dall’osservazione delle notizie. In lei si trova lo stimolo di affrontare il mondo dell’attualità nei minimi dettagli, in particolare vuole indagare quali sono le differenze tra il nostro mondo, quello occidentale che pensiamo spesso essere avanzato e irraggiungibile, ed un mondo diverso, che deve assolutamente essere tenuto in conto nelle nostre vite. L’autrice compie una vera e propria scommessa: non guarda ai ragazzi e alle ragazze dell’Iran come se fossero distanti ed in scia al nostro sistema di democrazia. Essi camminano davanti a noi. In Iran vanno all’università come noi, il 70% delle donne in Iran studia alll’università.

Conquistare la libertà e i diritti

L’Iran è un paese dalla grande consapevolezza di quello che si può essere, le donne possiedono un grande coraggio, è per questo che “sono davanti a noi”. Per il mondo europeo e occidentale i diritti e la libertà sono qualcosa di già acquisito, non si pensa al fatto che per quella libertà in Iran bisogna combattere sempre. Si deve mostrare la propria contrarietà andando in strada, perché se non si può essere quello che si vuole, l’ultima forma di bellezza è la ribellione. Una rivoluzione non è mossa da una divergenza di visioni tra i partiti ma da qualcosa che non viene concesso.

Il coraggio e la forza di combattere: queste sono le donne in Iran

Nel libro si raccontano le storie che rivelano il carattere reazionario delle donne iraniane. Noi europei ci sentiamo protetti e superiori ma negli ultimi anni quella pace occidentale non è sempre garantita. Quello che fanno le donne iraniane deve essere preso come esempio. La forza di combattere è il punto chiave del libro ma soprattutto della storia recente dell’ex Persia. In una delle storie si racconta il gesto del lancio del sasso, con le differenze tra il movimento della donna e dell’uomo: nel pensiero occidentale la donna è considerata il sesso debole ma proprio in Iran si scopre il loro senso di forte ribellione. Barbara Stefanelli compie uno studio molto interessante, scrivendo trattati di riflessione sul corpo delle donne: esse tentano di non scomporsi mentre l’uomo si libera del sasso senza pensieri, perché non ha mai ricevuto alcuna chiamata a stare indietro. La donna lancia il sasso con forza per cercare di abbattere il muro che segna la sua inferiorità. Sono due modi completamente diversi di rapportarsi al mondo.

I capelli fuori dal velo, segno di protesta

Le ragazze iraniane al loro primo giorno di manifestazione si rendono già protagoniste. Per la prima volta partecipano per la libertà e per il desiderio di vestirsi come vogliono, di cantare e di ballare, di poter parlare e di poter esprimersi. Un’altra dimostrazione è data dal gesto rivoluzionario dell’esposizione della ciocca di capelli al di fuori del velo. Il fatto del velo è una storia complicata, è il simbolo della rivoluzione in Iran. I capelli sono una rivendicazione, le ragazze vedono nel velo il controllo del regime su di loro, in un paese dalla struttura patriarcale; lo stato sta sfruttando le donne. In Iran pochi possono votare per le nuove elezioni, l’unico modo di esprimersi è l’astensione. In Europa, invece, si deve andare a votare affinchè vinca il proprio partito e perchè si costruisca un’opposizione forte. Nei momenti in cui si fa incalzante la vulnerabilità delle donne, subentra il ruolo dell’arte: le varie forme di arte sono un modo di esprimere la voglia di non sottomettersi al potere e alle ingiustizie.

Le madri, figure fondamentali

Nel paese iraniano i figli continuano e portano a termine il cammino delle madri, da molto tempo protagoniste. Le madri giocano un ruolo fondamentale nella rivoluzione popolare contro il regime autoritario. In poco tempo la repubblica democratica sorta in Iran era in sostanza solo repubblica islamica. Le madri sono andate spesso in piazza a protestare per reclamare i loro diritti. Negli anni ottanta tante madri sono state imprigionate e uccise, nonostante ciò le donne non vogliono rassegnarsi affatto. Le madri condividevano i desideri dei figli, capivano la loro mancanza di libertà. Queste coraggiose donne prendono il testimone delle figlie, provano sempre e in tutti i modi a combattere per i diritti del loro genere.

Solidarietà tra classi sociali e tra generazioni

Si tratta anche di una rivoluzione culturale. Infatti accanto agli artisti si avvicina alle donne un altro corpo sociale, quello dei medici. Dottori e dottoresse si mettono al servizio di studenti e studentesse, si avvicinano alla rivoluzione. Essendo gli ospedali pubblici chiusi, ci sono le chat e gli spazi dove i medici dicono come curare le ferite oppure vanno a casa loro, sapendo di rischiare il licenziamento e la vita. C’è la solidarietà tra le varie generazioni e tra gli strati sociali, una vera novità. I social network sono un modello di business con lo scopo di esprimere in modo diretto le voci estreme e le contrapposizioni nette, sono un modo di comunicazione freddo ma efficace perchè così le dichiarazioni arrivano a tutti.

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