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di Ilenia Negrini

 

Eccolo lì, riflesso allo specchio, quel tuo volto che una volta brillava di una forza tutta sua, inspiegabile, mentre oggi è stanco e dipinto di un grigiore pallido che pare tristezza, ma cela altro: la consapevolezza di aver fallito e di esserti giocata male le carte che avevi in mano, la lucidità, oggettiva e pura, invisibile agli altri, solo tua, così come lo è la colpa.
Guardati a fondo, lì, nuda e immobile, davanti a quello specchio, ricoperto da quell’alone di vapore provocato dall’acqua calda che scorre forte, come il sangue nelle tue vene; guardati meglio, mentre stai per immergerti in quel flusso d’acqua, note e pensieri. Guardati più e più a fondo – no, non lo stai ancora facendo – e riprendi fiato, prima di lavare – solo per pochi istanti – quel peso che ti porti addosso ogni singolo giorno. Guardati ancora e chiediti cosa è successo, chiudi gli occhi, inspira, espira, immagina di essere ancora in quel tempo perduto della giovinezza, ricorda chi ieri, energia e forza pura, involucro di uno spirito fragile e combattivo allo stesso tempo, ragazza fiera, orgogliosa e sognante.

E ora sfiorati quel volto, accarezzati, e ricordati che sei sempre tu; da qualche parte in quel corpo, ci sei ancora tu, immensa. Quel corpo è sempre tuo e tu sei sempre lì, seppur dormiente, nascosta, come un’ombra sperduta o sepolta dentro. Quella lì che vedi allo specchio, sei sempre tu – cresciuta e cambiata, certo – ma pur sempre
tu. E fatti un favore, adesso: smettila di piangere! Piangere non servirà a ritrovarti, non servirà a tornare ad essere chi eri un tempo né tantomeno a rimediare agli errori compiuti.
Piangere serve solo a commiserarti e lo fai da molto, troppo tempo, tutto perso. Se non vuoi perdere altro tempo, se non vuoi rischiare di perdere tutta te stessa, per sempre, ora basta. Basta con le lacrime, basta con le scuse o con le giustificazioni. Guardati e ammettilo, non abbassare più lo sguardo, ti prego. Non continuare a fingere che vada tutto bene, sai benissimo che non è così. Apri gli occhi e parla, da cosciente, coraggio!

Alza la voce, sfogati, è la tua occasione di essere sincera con quel tuo volto riflesso, che pare anch’esso nascondersi dietro a quel velo opaco di vapore, per paura di ciò che stai per dire. Prendi fiato e ammettilo: hai perso il match, è colpa tua, avevi le carte, tutte in regola, ma non hai saputo giocare. Nonostante avessi avuto qualche mano buona, hai fallito. Tra tutte, era la partita più importante e hai gettato la spugna, sul più bello.
Incredibile, vero? Avresti fatto carte false per vincere quella benedetta partita, niente e nessuno avrebbe potuto fermarti, così inamovibile nelle tue convinzioni, così dannatamente determinata a farcela, eppure ti sei data per sconfitta prima ancora che lo fossi davvero.

Proprio tu che ci credevi così tanto, che eri disposta a qualsiasi sacrificio pur di vincerla, talmente instancabile che sei perfino finita a farti del male, a ridurti quello che sei, corpo errante, spirito assente. Tu, che ti nutrivi di idee, sogni e speranze, che respiravi il profumo di un futuro migliore, stavi già perdendo perché mentre giocavi con la realtà, ben più grande, prepotente e complicata di te, stavi trascurando te stessa, la tua identità, il tuo carattere. Ogni giorno, sacrificavi un pezzo di te, sicura del fatto che, in un futuro remoto, tutto questo ne sarebbe valsa la pena. Che un giorno avresti vinto, che ce l’avresti fatta. Eri sicura che, prima o poi,
avresti finalmente dettato tu le regole del gioco.

Guardati ancora, ho l’impressione che, nemmeno ora, tu capisca quale sia stato davvero il problema. Mentre pensavi al traguardo, alla meta finale, non ti sei mai presa in considerazione, nemmeno per un momento. Non ti sei mai ascoltata, mai fermata, non una volta. Eri così presa, così intenta a dimostrare che ogni sforzo valesse la pena, che non hai per nulla colto che la pena te la stavi infliggendo già allora, proprio a causa di quei sacrifici.
Combattiva e determinata “fuori”, sempre più stanca e vuota “dentro”. Così grande era il tuo desiderio di dimostrare agli altri quanto valessi che, proprio tu, hai perso di vista il tuo valore e hai iniziato, piano piano, a dubitare delle tue capacità. E così, a poco a poco, hai smesso di vivere, vivere per davvero.

Pensaci: quando è stata l’ultima volta che hai vissuto veramente, che hai provato un’emozione forte o che sei stata felice? Io non lo so, non credo di aver mai visto espressioni sul tuo volto, da qui. Negli ultimi anni hai trascorso, apatica, le tue giornate tra affanni quotidiani e vane giustificazioni perché il tuo orgoglio ti rende proprio incapace di ammettere che tu hai perso la partita, hai fallito la missione, che tu sola ne sei responsabile,
nessun altro. Eppure, lo sai, in fondo lo sai, le sento le tue grida, sento il tuo dolore, durante i tuoi incubi ricorrenti. Non ti vedo la notte, ma ti sento.

Guardati un’ultima volta, prima di immergerti e annegare questi strani pensieri. Fatti un favore, accettala, questa tua colpa, questa tua responsabilità. Magari avresti potuto giocare meglio, avresti potuto fare di più con i tuoi assi nella manica, ma rassegnati: quella dannata partita è stata persa. Avresti fatto carte false per vincere e, invece, a carte fatte, solo veri errori hai compiuto. Capita.
Capita perché la vita, a volte, si prende gioco di noi. È beffarda, ti inganna con piccole conquiste e poi ti sprofonda nel baratro della peggiore delle sconfitte. Oggi sei sola, isolata, confinata in una realtà che non ti appartiene, o meglio, a cui tu, non credi di appartenere più. E fingere è sempre più pesante, toglie le forze. Oggi più che mai.

Ora ascolta me – che poi sono te – che sono dall’altra parte di questo vetro, che ti vedo come mio riflesso. Non è solo colpa tua e, soprattutto, non sei la sola, come ostinatamente credi. Purtroppo, nessuno ci insegna come giocare le nostre carte, come sfruttare al meglio le nostre possibilità. Chi dice che la vita è un gioco e che, per viverla bene, basta conoscere le regole, bleffa, o non sa di che parla. Perché la vita, tanto un gioco non è.
Per di più, nessuno ne conosce le regole, ecco perché tutti, prima o poi, commettono errori e perdono.
La vita è una scommessa, a volte si vince e a volte si perde. Per quanto sia dura una sconfitta oggi, ci sarà sempre una bella vittoria, domani. L’unica partita che non si può perdere è quella delle speranze, non è proprio ammissibile smettere di sperare di farcela. A quel punto, è troppo tardi.

Per cui, ascoltami bene, hai poco tempo: risveglia al più presto quel tuo spirito energico e sognante che è dentro di te, colora questo viso pallido di quella forza di cui brillava un tempo e inizia a prepararti; quando sarai pronta, ci sarà un nuovo round per cui sarai disposta a giocare di nuovo tutte le carte, anche quelle false.
Con questa consapevolezza, ora immergiti, annegati, abbandonati a quell’unica sensazione che finora riuscivi a provare, vivitela, io resto qui, non ho nessuna fretta. Resto qui ad aspettare di vedere rinascere quel volto.
Quel tuo vero volto.


Ilenia Negrini, ha 28 anni, è nata a Fossombrone, ma è cresciuta tra i banchi del liceo classico di
Fano. Si è poi trasferita a Milano per frequentare la facoltà triennale di giornalismo e la
specialistica di Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano. Dopo aver
lavorato come giornalista, oggi si occupa di Event management, comunicazione e pubbliche
relazioni a Milano.

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