Marino Sinibaldi Passaggi Festival

Domenica 25 giugno l’undicesima edizione di Passaggi Festival si è conclusa con il tradizionale discorso notturno dedicato al tema che ha rappresentato il fil rouge delle numerose presentazioni letterarie che hanno animato la città di Fano in questi giorni: “chiedi alla vertigine”. Sul palco di piazza XX Settembre per la lectio magistralis finale c’era quest’anno Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il Libro e la Lettura e membro del comitato scientifico di Passaggi.

 

Definire la vertigine

Sono numerose le definizioni e interpretazioni del concetto di vertigine che nei secoli letterati, cantanti e scienziati hanno presentato nelle proprie opere e studi e che Marino Sinibaldi ha offerto alla platea della piazza di Fano. La vertigine è, innanzitutto, “una sensazione di disorientamento nello spazio, non è una malattia ma il sintomo di una patologia che ha a che fare con il controllo delle vite”.
Tra gli scrittori citati da Sinibaldi nella sua lectio magistralis ci sono David Foster Wallace e Paolo Giordano, secondo il quale “la vertigine nasce dal non sentirsi all’altezza del mondo”.
L’ultima definizione di vertigine che troviamo nei dizionari è quella di un’impressione di movimento che ci assale quando invece stiamo fermi. Sarebbe, quindi, un falso movimento. Questa forma è la più pericolosa, perché ci paralizza mentre all’umanità è impossibile sopravvivere senza cambiare.

 

Cambiamenti esplosivi, traumi generazionali

Negli ultimi vent’anni siamo stati travolti e stiamo ancora vivendo “cambiamenti esplosivi”, che hanno “il carattere del trauma generazionale”. Il primo di questi è rappresentato dalla crisi economica del 2008, che ci ha tolto l’illusione che tutto possa tornare come prima. Ci sono poi il cambiamento climatico, i cui effetti sono tangibili e pesantissimi, e la pandemia, esplosa improvvisamente e trasformatasi più volte. Seguono l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra che ne è derivata. La rivoluzione digitale e l’intelligenza artificiale stanno sconvolgendo costumi, vocazioni, professioni e sembrano mettere in crisi la distinzione tra ciò che è umano e ciò che è macchina. Vi è, infine, il trauma morale che deriva dalla visione delle immagini di ciò che sta accadendo nei nostri mari: migliaia di morti, cadaveri di donne, bambini e uomini. Una tragedia nei confronti della quale non possiamo rischiare di sostituire al dolore l’indifferenza.

 

Sotto il vulcano

Un’immagine evocata da Marino Sinibaldi nel suo discorso notturno è quella dell’umanità “sotto il vulcano”, come il titolo del romanzo di Malcolm Lowry. Questa descrive bene la situazione dell’uomo di oggi, che vive nell’imprevedibilità e nel pericolo irremovibile, ma allo stesso tempo sopra la terra più feconda.
L’ascesa vertiginosa al Vesuvio è presentata in versi da Leopardi, che nella sua lirica La ginestra ci indica gli strumenti con cui possiamo combattere i nostri mostri. Sono tre i suoi insegnamenti, ancora attuali e fondamentali: dire e dirci la verità, dedicarci all’esatta indicazione delle responsabilità e coltivare l’idea di un’umana compagnia.

 

La vertigine per liberare

Marino Sinibaldi ha poi proiettato il video della canzone Vertigine di Elodie. La cantante si definisce sola con sé e confusa e proprio in questa forma si presenta la vertigine contemporanea, che deriva dalla sensazione di impreparazione e sorpresa che si prova trovandosi in bilico tra “il vecchio mondo che muore e quello nuovo che tarda a comparire”. Come affermava Gramsci, in questo chiaroscuro nascono i mostri, “i fenomeni morbosi più svariati”.
Sinibaldi ha poi citato un’altra canzone, Mi fido di te, di Lorenzo Jovanotti, in cui “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”. È questo ciò che dobbiamo chiedere alla vertigine: non il terrore, ma il desiderio di liberare e liberarci. Liberare il rapporto con gli altri dall’ostilità che ci separa, liberare l’arte e la cultura dagli spazi ridotti in cui noi per primi li chiudiamo, ma soprattutto da quelli imposti dai poteri, combattendo la censura, ovunque sia e qualunque forma assuma, e difendendo le differenze. Liberare, infine, il piacere e l’allegria.

 

I saggi: non solo un genere letterario

Gli ospiti di questa edizione di Passaggi Festival hanno condiviso con il pubblico parole, pensieri e libri. Secondo Marino Sinibaldi i saggi non rappresentano solo un genere letterario, ma anche una qualità che chiediamo ai libri, ai suoni, alle idee e alle voci come quelle che abbiamo incontrato in questi giorni. I libri e le manifestazioni come Passaggi Festival non cercano di dare risposte, ma di ricomporre le domande, creare uno spazio libero in cui pensare, emozionarci e divertirci.

Il testo della lectio magistralis di Marino Sinibaldi sarà pubblicato dalla casa editrice Affinità Elettive, nella collana Passaggi tra i discorsi notturni che hanno concluso le precedenti edizioni di Passaggi Festival.

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