Marco Malvaldi Passaggi Festival

 

Venerdì 28 giugno, in occasione della terza serata di Passaggi Festival, il Chiostro delle Benedettine di Fano è stato animato da un allegro e coinvolgente dialogo notturno tra chimici: lo scrittore Marco Malvaldi e il professore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari. I due hanno presentato “Dodici. Un numero che mette d’accordo” (Il Mulino), saggio di Marco Malvaldi, autore non solo di scritti sulla scienza, ma anche di famosi gialli e romanzi, tra cui la serie del “BarLume”, da cui è stata tratta l’omonima fiction televisiva.

 

 

Una scrittura per evadere

Marco Malvaldi è un chimico teorico, uno di quegli scienziati che non entrano nei laboratori, ma si dedicano a modelli matematici e numeri. Ci si potrebbe quindi chiedere, come ha fatto Claudio Pettinari, come mai un uomo di scienza abbia deciso di dedicarsi alla scrittura, adottando, tra l’altro, un approccio poliedrico, spaziando tra le discipline più varie. L’autore rivela subito di aver scritto “La briscola in cinque”, il romanzo giallo che apre la serie del “BarLume”, mentre lavorava alla sua tesi di laurea, per evadere con la mente dall’angusta stanzetta dell’Università di Pisa in cui era stato confinato insieme agli altri laureandi per dedicarsi al suo elaborato finale.

 

 

Dai verbali del consiglio di dottorato ai romanzi con Sellerio

 

La sua esperienza di scrittore è continuata con i verbali del consiglio di dottorato, che, suo malgrado, redigeva in qualità di rappresentante dei dottorandi. Per rendere il suo compito un po’ più divertente e convinto che nessuno si dedicasse veramente alla lettura di documenti del genere, Malvaldi ogni volta adottava uno stile diverso e inaspettato: un verbale si trasformava in un racconto di alieni, quello successivo in un romanzo storico medievale, un altro, piuttosto che un verbale del consiglio del dottorato, si presentava più come un verbale di polizia. Insomma, l’autore si è divertito a sperimentare e alla fine ha scoperto che i suoi resoconti erano diventati celebri tra gli studenti dell’università. Da qui la scelta di inviare alle case editrici il suo romanzo, “La briscola in cinque”, già nel suo cassetto da qualche tempo. Ad apprezzare il suo scritto è stata proprio la Sellerio.

 

 

L’importanza del numero dodici

 

Dodici. Un numero che mette d’accordo” è un saggio che cerca di dimostrare la versatilità del numero dodici. Non è un numero esoterico, non ha alcun significato legato all’amore; il numero dodici è un numero pratico e pragmatico, come testimonia il suo utilizzo, ad esempio, nel mondo del commercio. La praticità di questa cifra risiede nel fatto che possiede molti divisori: il dodici può essere diviso per sei, quattro, tre e due, ed avere un numero divisibile è molto utile nelle professioni, come quelle commerciali, che si basano su calcoli e operazioni.

 

 

Di dodici in dodici

 

Malvaldi nota nel suo saggio che numerosi sono anche i gruppi formati da dodici persone: dodici sono i protagonisti di “Quella sporca dozzina”, dodici sono gli apostoli, dodici sono i componenti delle giurie nei tribunali anglosassoni. Curiosa è la osservazione di Robin Dunbar nel suo libro “Di quanti amici abbiamo bisogno?”. L’antropologo sostiene che ognuno di noi abbia intorno a sé dei cerchi di persone a variabile importanza. Il secondo nucleo più vicino a noi è quello della “simpathy”, costituito dalle persone la cui scomparsa improvvisa ci lascerebbe sconvolti. Queste persone, in media, sono proprio dodici.

 

 

La matematica modulare

 

Uno dei (non a caso!) dodici capitoli di “Dodici. Un numero che mette d’accordo” è dedicato alla matematica modulare, quella usata nella cifratura. Malvaldi ammette che studiando questa materia si scopre che “sono possibili operazioni che in teoria sembrano deliranti”.
Alla fine degli anni ’80 tre matematici, Ronald Rivest, Adi Shamir e Leonard Adleman, hanno elaborato la cifratura a chiave pubblica, senza nemmeno rendersi conto dell’importanza che la loro scoperta avrebbe avuto per i servizi segreti, tant’è vero che subito la pubblicarono. Con questo metodo è possibile scambiarsi messaggi segreti senza concordare una chiave comune, è sufficiente accordarsi sul solo metodo da usare.

 

 

La chimica per modificare il mondo

 

Secondo Claudio Pettinari, a prima vista la chimica può apparire arida, ma se la conosci, è anche letteratura, poesia e musica. Malvaldi, per difendere la teoria del collega, ha raccontato la storia di Fritz Haber: grazie alla chimica questo scienziato ha salvato dalla morte milioni di persone e al contempo ne ha uccise decine di migliaia. Egli, infatti, nel 1909 è riuscito a sintetizzare l’ammoniaca partendo dall’azoto dell’aria, scoperta che è stata essenziale per due ambiti molto diversi. L’ammoniaca venne usata per creare fertilizzanti azotati, che permisero una ripresa del settore agricolo salvando dalla fame il popolo tedesco. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a cui Fritz Haber partecipò personalmente come ufficiale dell’esercito, però, la sua scoperta venne utilizzata per sintetizzare i prodotti a base di fosforo usati come gas asfissianti, che causarono numerose vittime.
Questa storia dimostra, come ha affermato Malvaldi, che “la chimica è il modo in cui possiamo modificare il mondo intorno a noi con le sue stesse regole”.

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