Claudio Di Celma è un geologo che dal 2016 ricopre il ruolo di professore associato in Sedimentologia e Stratigrafia presso l’Università di Camerino. Ha condotto numerosi studi, prevalentemente in America Meridionale, riguardanti l’analisi delle sequenze e dei meccanismi sedimentari riguardanti la fossilizzazione dei vertebrati marini. A Passaggi Festival, in occasione della rassegna “Calici di Scienza”, Di Celma ci racconta di un’interessante scoperta attraverso un monologo intitolato “Da un errore può nascere la scoperta del secolo?”.
Nel deserto di Atacama
Nel Perù meridionale, a circa tre ore di macchina dalla città più vicina, nel mezzo del deserto di Atacama, dal 2014 un gruppo di geologi e paleontologi, italiani e peruviani, collaborano in quella che potrebbe essere la “scoperta del secolo”. In questa zona così remota rispetto alla civiltà, sorgono relitti di un’altra epoca, potremmo quasi dire di un altro mondo. Rocce e fossili risalenti a più di 40 milioni di anni fa sbucano timidi dall’arido suolo di Atacama, il quale si estende per più di 100.000 km² lungo le coste di Perù e Cile, segnandone il confine. Quando la sera ci si ritrova nella tenda comune per condividere l’ultimo pasto prima della silenziosa notte desertica, tra i vari ricercatori Mario, originario delle zone peruviane e paleontologo fidato del Museo di Lima, racconta con grande concitazione ai vari componenti dei gruppi di scavi di aver trovato un frammento di un essere “mostruoso” durante i suoi scavi di routine. Nessuno sembra dare tanta importanza alla dichiarazione di Mario, ognuno rapito dalla stanchezza in seguito ai lunghi scavi e desideroso soltanto di un pasto e di un po’ di riposo. Anche Claudio Di Celma, forse abituato all’atteggiamento così emotivo di quello che ormai può considerare un compagno di ventura, sembra non ripagare Mario di quell’attenzione che tanto vorrebbe. È proprio questo l’errore di cui si parla nel titolo: credere che questo fatto potesse essere una verità romanzata, forse una storia creata per intrattenere e vivacizzare lo spirito della comitiva. Niente di più lontano dalla realtà.
La scoperta del secolo
La sera seguente Mario racconta di nuovo la sua storia: il ritrovamento di un frammento di un gigantesco osso, non meglio identificato, di un vertebrato marino, proprio lì dove di vertebrati marini così antichi non si ha la minima traccia. Come ricordato, infatti, la zona conta fossili di 40 milioni di anni, il gigantismo nei vertebrati marini è stimato esistere in esemplari non più antichi di 6/7 milioni di anni al massimo. Questo, almeno, sino a questa portentosa scoperta. Se si confutasse questa teoria, infatti, si aprirebbe un capitolo completamente nuovo in tema di paleontologia sui giganti vertebrati del mare. Di Celma ed i suoi colleghi, pressati dalle parole del paleontologo peruviano, cedono, acconsentendo di visitare questo fantomatico sito di scavo di cui parla tanto Mario. Claudio non è un paleontologo ma capisce sin da subito che la questione non è così vicina alla fantascienza come credeva. I colleghi italiani rimangono sbalorditi. Sono reticenti dal confermare la teoria di Mario ma non pensano nemmeno ad un errore o ad una fantasia, come si credeva in principio. L’importanza della supposizione, poi tramutatasi in realtà, del rinvenimento di un fossile di gigante marino vertebrato avrebbe comportato uno stupore generale nell’ambito scientifico di nicchia nonché finanziamenti dagli stati di Perù e Italia (Ministero Università e Ricerca, Università di Pisa e Camerino) per ulteriori approfondimenti a riguardo.
Perucetus Colossus
Più di 7 anni di scavi ai quali Di Celma ha partecipato, porteranno alla luce 13 vertebre, 4 costole ed un bacino di un cetaceo la cui lunghezza sfiora i 20 metri. Questo enorme mammifero marino assumerà il nome di “Perucetus Colossus” (Colosso Cetaceo Peruviano). Tutti i ritrovamenti sono stati esposti al Museo di Lima e sono stati oggetto di studi e ricerca da parte dei maggiori ricercatori in materia. In seguito alla scannerizzazione delle vertebre ritrovate ed al confronto con fossili di simili rinvenimenti (sebbene molto più recenti) si comprende che i Peruceti Colossi erano esseri che vivevano similmente agli odierni lamantini, in acque basse, abituati tanto al nuoto quanto alle basse rive. La rivista Nature ha dedicato un ampio articolo a questa scoperta, corredandola di numerosi aspetti tecnici e scientifici per gli appassionati e gli studiosi della materia. Lo scavo della testa, elemento fondamentale per comprendere come e di che cosa si nutrisse il cetaceo, si svolgerà a settembre e parteciperà anche una troupe di Focus per la documentazione dell’evento.