Cristina Scocchia Passaggi Festival

Nella giornata di oggi, venerdì 28 giugno, nell’ambito della rassegna “Una stanza tutta per sè”, Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di Illy Caffè, ha presentato il suo nuovo libro “Il coraggio di provarci. Una storia controvento” edito da Sperling & Kupfer. Durante l’incontro, l’autrice ha avuto occasione di conversare con Tiziana Ragni e Flavia Fratello, entrambe giornaliste.

 

 

Costanza e sacrificio: un’infanzia semplice e formativa

La storia di Cristina Scocchia inizia in un piccolo paesino della Liguria, Coldirodi, in una famiglia normalissima. L’autrice stessa ammette che non le sia mai mancato nulla, ma per arrotondare e arrivare a fine mese la sua famiglia si dedicava alla cura e alla vendita di crisantemi. È proprio qui che Scocchia apprende, divertendosi, molte delle qualità che risulteranno essenziali nel suo lavoro come CEO: spirito di squadra, costanza, sacrificio e fatica. Più di tutto la colpiva la capacità di sua nonna di contrattare e vendere proficuamente i crisantemi: nel suo piccolo, questa esperienza è l’inizio del suo sogno di leadership al femminile.

 

 

Una donna a capo di uomini: ostacoli e disparità

Il coraggio di provarci” è un libro che trasuda energia sin dalle prime pagine: l’autrice stessa aveva un sogno originale e andava in giro dicendo di voler fare l’Amministratore Delegato in un mondo di bambini che sognavano astronauti e principesse. Di certo, per quanto il sogno potesse esser potente, gli ostacoli non sono mancati e non mancano tutt’ora: Scocchia stessa ha detto che “nascere donna è un po’ come nascere controvento“. Questo fatto le è stato chiaro sin dal suo ritorno in Italia; prima, infatti, aveva lavorato all’estero: pur essendo tornata dalla Svizzera con un bagaglio di esperienza e il titolo di Amministratore Delegato, Scocchia ha fronteggiato diversi inconvenienti. Una volta divenuta CEO di L’Oréal Italia si è trovata di fronte alla prima spedizione dei fornitori insieme al team che gestiva: nemmeno a dirlo, tutti uomini. I fornitori hanno salutato rispettosamente, uno per uno, tutti i manager e, arrivati a lei hanno equivocato il suo ruolo, chiedendole gentilmente di prendere e riporre a posto i loro cappotti. “Certo”, ha risposto Scocchia, “Mi presento, sono l’Amministratore Delegato”. Nel corso del suo lavoro presso L’Oréal Italia e in generale come CEO di aziende di cosmetica non è mancato il classico commento: “la cosmetica è cosa da femmine, è facile essere Amministratore Delegato qui”. Scocchia non si sente una persona rancorosa e racconta tutto ciò con un sorriso in volto, ma la sua testimonianza rimane comunque un riflettore puntato sulla disparità tra uomo e donna nel mondo del lavoro in Italia, cosa che invece non si riscontra da tempo in altri paesi dove l’autrice ha lavorato.

 

 

Conciliare lavoro e famiglia: saper essere giocolieri

Il ruolo del CEO non è facile e tutto si complica ancor di più se si deve gestire anche la vita coniugale e la famiglia. Come si riesce quindi a conciliare lavoro e famiglia? Scocchia si è inventata una buffa ed efficiente metafora: il giocoliere. Non c’è bisogno che il giocoliere sorregga tutte le palline contemporaneamente, ma si limita ad alternarle e a mantenere l’equilibrio tra esse. Se il gioco si interrompe o le palline cadono, se l’equilibrio si spezza, non succede nulla: si ricomincia da capo e l’equilibrio si ristabilisce. È difficile, ammette, andare al lavoro con i sensi di colpa per non essere in famiglia e, viceversa, trascorrere del tempo in famiglia penalizzando il lavoro: ma l’autrice chiarisce che a volte è necessario delegare e lasciar procedere le cose. Questo, afferma, ha permesso al suo team di lavoro di crescere e a suo figlio di rendersi a volte anche autonomo. A proposito di questo problema famiglia-lavoro, Scocchia propone un sondaggio ISTAT secondo cui l’80% della cura della famiglia, dei bambini e delle persone fragili ricade unicamente sulla componente femminile. Per aiutare tutti i componenti maschili e femminili della famiglia senza distinzioni, Scocchia durante il periodo di CEO in L’Oréal Italia ha sperimentato prima ancora dei decreti Covid-19 lo smartworking per entrambi i sessi.

 

 

Successi e problemi: CEO di Kiko

È obbligatorio dire che l’autrice spesso è subentrata nelle aziende come Amministratore Delegato in momenti tutt’altro che semplici, come nel caso della ditta di cosmesi Kiko. L’autrice lasciò una realtà lavorativa con le multinazionali, che non hanno quasi mai problemi di denaro, per dare avvio ad un percorso di risanamento per l’l’azienda Kiko: questa manovra ha comportato la pesante decisione della chiusura di 137 negozi su 1000 esistenti. “Non c’è niente di più doloroso”, dice l’autrice, “di guardare una persona negli occhi e comunicarle che ora è senza lavoro”. Nonostante questo faticoso e doloroso percorso, l’azienda riportò dopo anni un bilancio in positivo. Ma tutto si interruppe bruscamente con l’arrivo del Covid-19. Scocchia ha sempre promesso, nonostante il caos del momento, che non avrebbe licenziato nessuno per colpa della pandemia, e così ha fatto; anzi, si è spinta anche oltre: durante il lock-down, l’unica fonte di entrata per Kiko era l’eCommerce, ovvero il sito di shopping online dell’azienda. Avendo il magazzino come sede il territorio bergamasco, tra i più colpiti dall’epidemia, decretò la chiusura dello shop online per preservare la salute dei fornitori e dei lavoratori degli imballaggi e dell’dell’eCommerce. “Nel mio ruolo” afferma l’autrice, “è facile dire che le persone vengono prima di tutto”, ma sappiamo bene che molto spesso, nei fatti, non è ciò che accade. L’autrice del libro si premurò di riaprire il servizio di shopping online solo quando i fornitori e gli impiegati avessero avuto adeguati dispositivi di protezione contro il Coronavirus.

 

 

Seguire il proprio sogno, volare controvento

Cristina Scocchia è stata inserita da Forbes nelle 100 donne più influenti: con questo libro ci regala un percorso capace di infondere coraggio, anche se viviamo in una situazione precaria, complicata e mutevole: essere donna rappresenta ancora un pesante ostacolo per chi vuole intraprendere una carriera professionale. “Il coraggio di provarci. Una storia controvento” è la riprova di quanto sia necessario credere e coltivare i propri sogni, per quanto essi possano sembrare difficilmente raggiungibili o, peggio, ritenuti impossibili da realizzare.

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