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Nell’era del digitale in Italia continuano a proliferare fiere dell’editoria e festival letterari (dall’inizio del 2018 già si sono svolte una ventina di manifestazioni di questo tipo sul territorio nazionale, tutte hanno registrato una discreta affluenza), alcuni con maggiore risonanza alcuni che ne hanno meno, ma comunque riconosciuti, piuttosto frequentati ed in grado di sopravvivere edizione dopo edizione.

Lettori: percentuale in lenta ma costante diminuzione

Considerando questo dato sembrerebbe che gli italiani siano un popolo di lettori e che le nostre case pullulino di romanzi, saggi e manuali. In realtà i più recenti dati dell’ISTAT sulla lettura smentiscono in parte questa affermazione: nel 2016 la popolazione di più di 6 anni che dichiarava di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti all’intervista per motivi che non siano scolastici o professionali era passata dal 42% del 2015 al 40%.
Il 2017 sembra aver visto dei segnali di timida ripresa: il numero dei “piccoli lettori” (così chiameremo quelli che nell’arco di un anno hanno letto un libro) è rimasto pressoché invariato, è aumentato quello dei “medi lettori” (chi nei 12 mesi precedenti all’intervista aveva letto dall’uno ai 3 libri) ma continua inesorabilmente a diminuire quello dei “grandi lettori”, ovvero i divoratori di libri, coloro che leggono 12 e più libri all’anno.

Donne e giovani leggono di più

La popolazione femminile continua a dimostrare una maggiore propensione alla lettura e questo è un dato che in realtà continua a non smentirsi nel corso del tempo da quando le lotte per l’emancipazione culturale delle donne hanno iniziato a muovere i primi passi.
Il dato che veramente colpisce è quello sull’età dei lettori: a vincere il tiolo della fascia di età che maggiormente si approccia alla lettura è quella che va dagli 11 ai 25 anni; sono proprio loro, i nativi digitali, quelli che nell’immaginario collettivo formano un tutt’uno con il loro smartphone, a dedicare più tempo alla lettura.
I Millenials leggerebbero di più rispetto a qualsiasi altra fascia di età, il picco massimo è raggiunto dai giovanissimi: il 55,9 % dei giovani di età compresa tra gli 11 ed i 14 anni dichiara di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti all’intervista.

Un quadro non proprio roseo

In un quadro non proprio roseo, pertanto, rimane per lo meno la possibilità di riporre qualche speranza nelle generazioni future pur considerando che anche tra i più giovani si sta verificando un allarmante calo dei lettori; al momento, in sostanza, traducendo in termini più fruibili i dati dell’ISTAT, l’immagine che ci si presenta davanti è quella di un paese in cui si registrano 30 milioni di persone alfabetizzate che non leggono neppure un libro all’anno per motivi che non siano legati allo studio o al lavoro.
L’Italia rimane, inoltre, al di sotto della media rispetto ad altri paesi europei e soprattutto rispetto ai paesi del nord Europa (il paese in cui si legge di più sembrerebbe essere la Svezia e rimane, inoltre, piuttosto ampia la forbice che ci separa da paesi quali la Germania, la Francia e l’Inghilterra).

Ma cosa si può fare per sopperire a questa debacle della lettura in Italia?

Innanzitutto, probabilmente porsi il problema. Sembra, infatti, che la questione riguardi soltanto una piccola schiera di bibliotecari, rivenditori di libri, editori ed invece, in un paese in cui solo il 61 % della prima ondata di “18app-bonus cultura” (i bonus di 500 euro messi a disposizione dal Governo Renzi per i neo-diciotenni) sono stati ritirati e dove degli iniziali 290 milioni messi a disposizione ne sarebbero stati spesi appena 114, forse qualche domanda dovremmo porcela tutti.
Basta davvero mettere a disposizione dei soldi o è necessario rinfoltire quel substrato culturale sul quale le persone comuni possano coltivare un vivo interesse alla lettura? Il compito sicuramente non è facile, la cultura si autoalimenta ed è complicato promuoverla laddove non le è mai stato spianato il terreno perché potesse attecchire: le periferie rimangono i luoghi meno toccati.

Periferie e Mezzogiorno: se la biblioteca non c’è?

Ed eccoci arrivati ad un’altra nota dolente: se la percentuale dei lettori diminuisce spingendoci verso il Mezzogiorno bisogna considerare anche che il divario forse più grande è quello che separa la percentuale di lettori nei centri delle città (49,1%) da quella di lettori nelle periferie (42,4 %) e nei piccoli centri (37%). Il dato non stupisce considerando che non è raro incontrare paesi e cittadine in cui si fatica ad imbattersi in una biblioteca o quantomeno in una libreria. Anche nelle grandi città la disposizione delle biblioteche sul territorio spesso favorisce gli abitanti del centro rispetto a quelli della periferia.

Cosa leggono gli italiani?

Un’altra importante domanda da porsi potrebbe essere cosa effettivamente legge chi legge. La narrativa, in questo caso, batte pesantemente la saggistica che subisce gli effetti di una scarsa promozione e spesso anche di una selezione meno accurata da parte di alcuni editori che, seguendo le logiche del mercato, le concedono meno attenzioni.
Non sfugge all’occhio, pertanto, la sfida incredibile che un Festival come il Passaggi si pone: puntare su una saggistica di qualità ed attraverso questa parlare di attualità, temi caldi che possano coinvolgere anche chi non si definirebbe propriamente un lettore accanito e, per farlo, scegliere come teatro una città di appena 60.000 abitanti. Forse è da scelte simili che si può pensare di ripartire.

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