Giovedì 27 giugno, durante la seconda giornata di Passaggi Festival, presso la caratteristica ex Chiesa di San Francesco, Marco Santambrogio ha presentato del suo scritto “Filosofia e storia. Viste da un filosofo parziale e pieno di pregiudizi” (La Nave di Teseo). L’autore è stato intervistato, nell’ambito della rassegna “I sandali del filosofo”, da Armando Massarenti, filosofo, giornalista ed epistemologo, dirigente del supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore, che, viste le sue competenze, ha saputo sollevare una conversazione su argomenti interessanti, facendo emergere in modo chiaro i concetti chiave, fondamentali per la comprensione del tema.

 

 

Marco Santambrogio: una professione nel mondo della filosofia

Marco Santambrogio è un filosofo analitico e professore di filosofia del linguaggio presso l’ università di Parma, nonché socio e fondatore dell’European Society for Analytic Philosophy (ESAP) e della Società Italiana di Filosofia Analitica (SIFA). La pubblicazione di “Filosofia e storia” è preceduta da saggi come “Complotto contro il merito” e “Manuale di scrittura.

 

 

Le carenze della scuola italiana

Nella scuola italiana, nel campo delle materie umanistiche, si studia soltanto la storia, senza mettere mano ai classici, se non attraverso degli spezzoni o il riassunto dell’opera fornita da un libro di testo. Questo è il risultato della riforma di Cesare Maria De Vecchi (1937-1960), che impose questo metodo di insegnamento, che porta con sé una serie di carenze: fa perdere interesse ai ragazzi, in quanto in questo modo è impossibile immergersi appieno nella mente del pubblico di allora, che magari rideva per tutta una commedia o si emozionava durante una tragedia; inoltre, in questo modo, si alimenta nei ragazzi solamente la passione per la storia e non, ad esempio, per la letteratura, per l’arte o per la musica. Infatti, la scuola dovrebbe aiutare gli studenti ad identificare le attitudini e gli interessi, ma quella italiana dà a tutti la stessa educazione incentrata su un qualcosa, che magari allo studente non interessa.

 

 

Insegnare ad argomentare

Un’altra carenza nel sistema scolastico italiano, è che agli studenti della scuola dell’obbligo non viene insegnato come scrivere, di conseguenza quando all’università viene chiesto loro di scrivere una tesi di laurea, si trovano in forte difficoltà, perché nessuno ha mai spiegato loro come sviluppare una propria argomentazione e difenderla di fronte ad un’antitesi. Nella scuola italiana nessuno spiega come difendere le proprie argomentazioni di fronte ad un avversario che la pensa nella maniera opposta; è fondamentale che un pensiero venga messo costantemente di fronte ad una critica, ma ciò non avviene quasi mai.

“Bisogna insegnare ai ragazzi a scuola che, per quanto siano sicuri delle proprie convinzioni, si deve essere disposti a riconoscere di aver, forse, torto, se le ragioni degli avversari sono più forti”.

 

 

Teoria e nozioni: è questo un metodo corretto?

In Italia vengono forniti i mezzi, ma non viene mai insegnato ad utilizzarli. Il sistema scolastico italiano si basa su tanta, tanta, tanta teoria, mentre viene ritenuta secondaria la pratica, spesso con conseguenze negative anche sul morale di molti studenti. Con questo approccio alla conoscenza e allo studio, si crea in loro un senso di insoddisfazione, in quanto non potranno mai ricordare e comprendere ogni nozione. Questa, molto probabilmente, è un’influenza del pensiero comune, dell’attaccamento alle tradizioni da cui la società della nostra nazione è diventata dipendente. D’altronde, se pensiamo ad una persona colta, chi ci viene in mente? Qualcuno che sa a memoria tutte le date di ogni evento storico o tutte le novelle di Boccaccio. Invece, siamo spesso portati a considerare ignorante una persona che, magari, di questo sa poco, ma ha una profonda attitudine per la matematica o la fisica. Questa linea di pensiero è propria quasi solo dell’Italia, tanto che le altre nazioni prendono queste menti, ritenute da noi “ignoranti”, per portarle nel loro paese e porle alla guida dello sviluppo scientifico e tecnologico. Affondare le proprie radici nella tradizione è sacrosanto, ma è necessario anche fare in modo che la crescita dell’albero, guidata dall’innovazione, non risulti schiava di essa.

Nessuno ha mai osato toccare la scuola, scrivere articoli importanti riguardo l’istruzione o addirittura istituire una riforma importante per cambiare la modalità di insegnamento e i programmi ormai risalenti a secoli fa. Questo metodo legato al nozionismo e allo studio della storia demoralizza gli studenti, mentre dovremmo ricordarci che la motivazione è il motore di ricerca dei propri talenti.

 

 

L’identità

Che cosa fa di un oggetto la sua identità? Cosa si può cambiare lasciando l’identità invariata?
La risposta a questa domanda, che costituisce un vero e proprio dubbio filosofico, può variare in base alla zona e alla cultura considerate. Per esempio, in Oriente un tempio conserva la sua identità anche se vengono cambiati tutti i suoi materiali, mentre in Occidente, seguendo il pensiero dello storico dell’arte Cesare Brandi, si pensa che ciò che è viene aggiunto si possa mantenere, ma l’unico peccato imperdonabile è togliere i segni del tempo.
Questo tema viene affrontato da Doug Dorst nel libro “La nave di Teseo”, in cui Teseo sostituisce tutti i pezzi danneggiati della sua nave con altri nuovi; gli scarti di cui si libera vengono raccolti da un altro personaggio, che con essi crea una nuova imbarcazione malconcia. A questo punto quale delle due è la vera nave di Teseo? Non è possibile trovare una risposta assoluta: in Oriente direbbero la prima, perché comunque il rinnovamento non priva dell’identità, mentre Cesare Brandi, ovviamente, affermerebbe la seconda.
Il concetto che Santambrogio vuole trasmettere è che per studiare la vera filosofia non bisogna rimanere legati al contesto storico, ma occorre partire dalla logica per poi capire a fondo ogni frase dell’autore e poter interpretare correttamente il suo pensiero.

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