Elisabetta Gesmundo

di Elisabetta Gismundo*

Quando si fa il pane, l’impasto riposa. Fermo. Intoccabile. Nascosto.
Ma niente è più in fermento di quella palla di farina. Lievita. Cresce. Profuma.

L’alchimia del cibo, della buona tradizione italiana, ci esorta all’apprendimento, una mimesi di stupenda eccellenza.
Oggi una fetta del nostro mondo si ferma. La Cultura è però il sommo lievito, agisce anche a riposo. Combina strategie conosciute e contatti inusitati per far sentire ancor più forte l’aroma che le è proprio. Non si lascia intimorire dai decreti, dal blocco degli spostamenti, dall’aura panica di una parte del collettivo. Anzi dalla clausura innalza canti, scopre i silenzi propulsori di desideri, trova nei microcosmi le essenze da sprigionare. È inarrestabile. Entro le mura incuba il sogno del risveglio. Rinuncia al narcisismo dell’apparire e si mette al servizio delle idee. Riesce a sanare la ferita estroflessa recuperando attenzione ed accorgenza più intime.

In questo tempo, con le Scuole chiuse e le luci spente in ogni palcoscenico, abbiamo bisogno di studiare di più e diversamente, uno studio che indaghi accuratamente il senso del vivere, il profilo del mondo globale. Abbiamo necessità di scoprire nuovi mentori e di ascoltare sottilmente le giovani potenzialità.

Non so se ci sarà data altra occasione così perturbante come questa… vale la pena sfruttarla al meglio, ricordando un classico dell’isolamento quale “il conte di Montecristo “ di Alessandro Dumas, dalle cui parole dell’abate Faria discende un grande monito: “Ci vuole la sciagura per scavare certe miniere misteriose nascoste nell’intelligenza umana”.

* Psicoterapeuta, Presidente ArcaDomus Mantova, Ospite Passaggi Festival 2015

CONDIVIDI!