Fabio Pusterla Passaggi Festival 2021

Il giorno 20 Giugno nella Chiesa di San Francesco si è tenuto l’incontro con il poeta, traduttore, insegnante e critico letterario Fabio Pusterla, che tramite un dialogo con Fabrizio Lombardo, redattore di “Versodove”, ha esposto diversi testi e poesie del libro “Truganini” , edito da L’arcolaio, evidenziando i tratti salienti della sua poetica.

L’origine di Truganini: la musa ispiratrice nei libri di storia

Il poeta decide di aprire l’evento spiegando il motivo del titolo del suo nuovo libro. “Truganini è un nome strano” esordisce lui, prima di spiegarci l’incontro con questa figura storica. Egli afferma che in un libro di storia, durante un ripasso di nozioni già apprese, si imbatté in questa donna rimanendo folgorato dalla complicatezza di questo nome, che dietro di sé cela una drammatica storia: Truganini  fu infatti l’ultima aborigena di quella lingua di terra incontaminata che è la Tasmania, che all’inizio dell’800 venne sconvolta dalla prepotenza dei colonialisti. Fabrizio Lombardo pone subito una domanda lecita, ossia il motivo per il quale questo nome si fosse sedimentato nell’animo del poeta, ma Fabio Pusterla risponde che effettivamente non lo sa ancora.

Come sta Truganini? Come un’acqua senza mare

Segue la lettura emozionante di un frammento del libro, che si propone a spiegare la drammaticità di una cultura e di una popolazione sradicata, cancellata, e brutalmente calpestata dai colonizzatori. Ma questo frammento è un vero e proprio viaggio all’interno della psiche di Truganini, il che enfatizza gli orrori di ciò che fu costretta a vivere: “Truganini non può stare senza essere con gli altri che non stanno più qui. Come sta Truganini? Come un’acqua senza mare. Se piange non appare, se grida non si sente  ma nella foresta languente non andare, non andare, non andare.”
Truganini viene dipinta tramite questo abile gioco di parole come una personalità ormai inascoltata, già divorata dal passare del tempo, il cui destino è ormai segnato.

“Non avere cura di te, se sprofonda la luce, va con lei” con questa frase cruda, pronunciata da uno dei colonizzatori,  si chiude il frammento.

Natura e storia nei componimenti

Possiamo intuire già da “Truganini” uno dei temi più ricorrenti nei testi di Pusterla: il contatto, lo scontro tra la natura e ciò che non lo è.  Incalzato dalle domande di Fabrizio Lombardo, il poeta spiega che la cosiddetta “eco-poetry” , sbocciata nel mondo anglosassone, faccia ancora fatica a diffondersi in Italia. Tuttavia egli spiega come questa tematica possegga due facce: parlare di paesaggio si intreccia inevitabilmente alla dimensione politica che permette di parlare di ciò che successe in quel paesaggio. E ciò che successe in quel paesaggio è storia, nonché uno degli altri temi riportati dall’autore affascinato da come si snodino infiniti nastri temporali, seppur vivendo  in un determinato  tempo storico. Questo concetto permette a Fabrizio Lombardo di fare una richiesta, ossia quella di leggere un altro componimento chiamato “sovrapposizione a Berlino” che vede come protagonisti due monumenti storici: il Mausoleo dell’Olocausto e  il fiume Sprea che separava la parte ovest dalla parte est.

L’officina dell’esperienza

Indubbiamente la poesia di Pusterla prende sempre una posizione nelle questioni: anche quando racconta vicende private, esse si proiettano sul presente e sulla collettività.
“Scrivere poesia civile stando fuori dallo slogan, quanta fatica costa?” È la domanda posta dal giornalista di “Versodove”, che si interroga su come sia strutturata “l’officina Pusterla”. Egli chiarisce subito che ciò su cui vuole lavorare non nasce come un progetto sociale premeditato, ma egli apporta una selezione basata sui propri sensi: solo ciò che si sedimenta nel suo animo sarà frutto di esame in seguito. Ad esempio, Pusterla parla di una leggiadra libellula intrappolata all’interno di un fossile, in quanto incontrata in un museo marchigiano, il cui remoto fascino lo ha portato a fare di lei protagonista di due poesie: ”Al vento di Focara” che con una velata malinconia percorre idealmente il volo della libellula in tempi antichi, e “Verso lo Zebio” che descrive inizialmente il pianto di Rigoni Stern per la morte di Primo Levi, e poi diverse libellule che volano indisturbate per Asiago. “Una lettura in carcere”, poesia scritta in seguito all’incontro con un carcerato che gli chiese se avesse intenzione di scrivere qualcosa su di loro, potrebbe rappresentare un altro esempio di “officina dell’esperienza”.

Testi inediti per due grandi amici

L’evento si conclude con due poesie inedite dedicate a due amici scomparsi: “Ruina Belfort” che narra di un castello antico e della frana del cimitero di Camogli in onore di Jaccottet, poeta svizzero, e “porte chiuse, incontri, cancelli” per Francesco Scarabicchi da cui è possibile l’intensa frase “La felicità è dalla vita che viene, non dalla poesia.” , seguita dalla descrizione velata di nostalgia di questo mistico cancello affacciato sull’acqua, attribuito al nome del poeta scomparso.

 

 

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