Conclude Federica Rosellini, giovane attrice e regista, la Rassegna di saggistica “Libri alla San Francesco”. Insieme alla scrittrice Giulia Caminito ha presentato la sua prima opera letteraria e teatrale “Carne Blu. Studio su un Orlando” (Giulio Perrone Editore), coinvolgendo il pubblico in un viaggio spirituale attraverso temi come la metamorfosi, l’inconscio e la memoria.
La vita sulla Luna
Leggendo una parte del suo prologo, l’autrice ha fin da subito creato un’atmosfera suggestiva, evocata anche dallo sfondo della Chiesa di San Francesco. Gli scenari presenti nel suo libro sono molteplici, così come le immagini astratte che essa utilizza per spiegare il concreto, ma la storia si ambienta principalmente sulla Luna. Una Luna diversa da quella che possiamo immaginarci: un mondo dove tutto scivola, governato dai moti di maree di acqua, di sangue e di terra, che portano a riva creature incredibili ma destinate a disseccarsi, disseminato di igloo fatti di regolite, senza tempo. Qui nasce Orlando, un corpo “liquido”. Questo nome richiama sicuramente l’Orlando avventuriero pazzo d’amore di Ariosto, da cui vengono ripresi luoghi e creature, ma anche quello di Virginia Woolf.
L’acqua come io onirico
Gli animali ricoprono un ruolo fondamentale. Il cuore di Orlando stesso è Sunny, un pesciolino rosso. Tipicamente simbolo di mancata memoria, introduce la volontà dell’autrice di rendere questo libro un inno alla dimenticanza, al lasciare andare. Il rapporto tra esseri viventi e non viventi, uomo e creature, è frutto dei numerosi studi che l’autrice ha portato avanti per passione, nell’ambito dell’arte sacra medievale e dei bestiari. È anche un tema molto attuale, che si collega all’Antropocene, il rapporto di ibridazione tra corpi umani e animali. La scenografia, ma tutto il libro in generale, rimanda all’ambiente marino. Difatti, il colore della copertina non lascia dubbi. Questa è una scelta fatta in virtù dell’importanza che l’acqua ricopre a livello personale per l’attrice, quasi come un elemento materno. Nel libro la madre di Orlando ha una presenza molto forte, ma allo stesso tempo sfuggente, come se fosse un’essenza.
La metamorfosi come via di fuga
Orlando incarna il concetto della metamorfosi: subisce infinite trasformazioni, umane e non, cambiando pelle attraverso i secoli. Le due autrici hanno connotato la capacità che hanno gli esseri viventi di subire radicali trasformazioni nel tempo come una risorsa preziosissima, che ci rassicura; ci permette di uscire da noi stessi e da quella che è la nostra realtà, con tutti i suoi problemi, ed è quindi una promessa di pace futura. Infatti, questo progetto nasce nel periodo della prima pandemia, durante il quale, chiusi in casa, l’idea di potersi trasformare risultò salvifica. A partire da un sogno, Federica Rosellini ha poi sviluppato questa narrazione mista a tante altre cose per “spiegare l’architettura della sua anima”. Un altro obiettivo era quello di far crescere le radici del suo albero genealogico di antenate: per questo il testo è disseminato di opere di donne. Il linguaggio risulta quindi denso, fatto di mito e poesia, ma con un tono onirico. Ibrido, come d’altronde la formazione dell’autrice. A partire dalla musica, passando per la danza, è arrivata giovanissima al teatro, e non lo ha più lasciato. Il suo invito e quello di Giulia Caminito è di frequentare sempre di più questo luogo sacro ma allo stesso tempo popolare.
Il progetto ibrido
Interessante è anche la forma sotto la quale tutto questo lavoro profondo di studi e introspezione personale si presenta. Unisce varie arti e forme di comunicare, diventando una sorta di mito moderno o di fiaba per adulti. Oscillando tra la prima e la terza persona, il carattere è frammentario. Ciò viene evidenziato anche dalle pagine nere che spezzano la continuità della lettura, che donano la sensazione di entrare in un buco nero. Numerose sono le illustrazioni che, insieme ad altre scelte grafiche, creano una narrazione parallela. Insomma, leggere questo libro è un’esperienza alla scoperta di mondi sconosciuti e di noi stessi.