All’interno della Mediateca Montanari, per la terza giornata di Passaggi Festival, venerdì 29 giugno l’illustratrice Cristina Portolano, nata a Napoli e laureatasi all’accademia delle Belle Arti di Bologna, ha presentato il suo fumetto “I ragazzi possono essere femministi?”, realizzato in collaborazione con il filosofo e attivista femminista Lorenzo Gasparrini. L’incontro si è svolto nell’ambito della rassegna “Piccoli asSaggi. La saggistica per diventare grandi” e ha conversato con l’illustratrice Valeria Patregnani, responsabile del sistema bibliotecario di Fano. Il loro dialogo si è incentrato su una figura molto contraddittoria per l’immaginario comune: un uomo, che sostiene la scalata sociale delle donne.

 

 

La case editrice Settenove

All’incontro era presente anche Monica Martinelli, referente della casa editrice Settenove, che ha curato la pubblicazione di “I ragazzi possono essere femministi?”. Settenove è una casa editrice, attiva da più di dieci anni, che si occupa della prevenzione della violenza di genere attraverso vari linguaggi e generi letterari, dall’albo illustrato alla saggistica. Tra i libri pubblicati da Settenove c’è “Diventare uomini” di Lorenzo Gasparrini, dedicato al tema della virilità e del maschilismo.
Tornando a “I ragazzi possono essere femministi?”, questo è rivolto ad un pubblico sia adulto, ma anche giovane e, per coinvolgere tutti, alle parole di Gasparrini viene data vita attraverso le illustrazioni di Cristina Portolano, che vanta una profonda esperienza nel campo del disegno.

 

 

Il concetto di femminismo e il ruolo dei libri

Per Cristina Portolano il femminismo è “ricordarsi ciclicamente di avere una identità come donne“. Di conseguenza i libri che affrontano questo assumono un’importanza a cadenza ciclica. La cultura odierna ha radici profonde, strettamente collegate al pensiero, a sua volta influenzato dalla propaganda e dalla politica. Queste due ultime realtà si presentano come profondamente mutevoli e guidano il cambiamento della concezione di diverse tematiche, che finiscono spesso per essere svuotate di significato. Così emerge la funzione dei libri e dei saggi che si occupano di femminismo: questi hanno “il compito di rabboccare di significato le lotte compiute nel passato”.
Monica Martinelli, invece, sostiene che il femminismo sia “una lente che mette in evidenza le disparità di genere e fornisce gli strumenti per combatterle”. Le donne sulla carta hanno gli stessi diritti degli uomini, ma nella vita di tutti i giorni non è così: spesso vengono schiacciate dalle aspettative e dai pregiudizi dettati dalla mentalità retrograda della popolazione, spesso non sono libere di prendere liberamente determinate decisioni o vengono guardate con cattivo occhio quando coprono alcune cariche rilevanti.

 

 

Un conflitto di potere

Da dove nasce questa idea dell’uomo superiore alla donna? Forse dalla storia, in quanto da sempre l’uomo ha occupato posizioni più prestigiose e, considerando che la nostra società è strettamente dipendente dalla tradizione, questa concezione non è stata ancora superata appieno. Per poterlo fare è necessario porsi alcune semplici domande: perché una determinata persona in questo momento si trova al potere? Si è meritato quel posto? Lo ha ottenuto con la forza o per un’idea culturale? Perché l’uomo deve essere per forza superiore alla donna? Che caratteristiche ha che mancano al genere femminile? Ci sarà forse un’idea senza senso alla base di tutto ciò?
Il problema nasce dal fatto che la maggior parte delle persone non si è mai posta questi quesiti, ma si è limitata semplicemente a seguire il flusso della mentalità prevalente.

In occasione di un dibattito a San Giorgio di Piani con il direttore di un centro riformativo di uomini maltrattanti, Cristina Portolano si è resa conto che effettivamente gli uomini sono oppressi da canoni della società, che impongono loro determinati comportamenti. Questo comporta per loro una enorme fatica psicologica nell’uscire dall’idea di essere la figura dominante all’interno della famiglia. Questa ideologia risale ad un passato lontano, eppure continua ad influenzare il presente e se effettivamente vogliamo far sì che avvenga un sostanziale cambiamento dobbiamo liberarci degli stereotipi.

 

 

Un ragazzo può essere femminista?

Quindi, un ragazzo può essere femminista? La risposta è semplice: sì.
Un uomo femminista si presenta come una figura decisamente insolita per la società attuale, ma questo solo perché il femminismo è inteso nella maniera sbagliata: il femminismo non è l’opposto del maschilismo. La convinzione contraria limita molte menti che sentono di andare contro natura appoggiando questo movimento.
Se il femminismo è presentato con una giusta argomentazione è praticamente impossibile non comprenderlo e non appoggiarlo. Portolano durante un incontro al Comicon di Napoli, ha provato a spiegare ad un pubblico maschile, anche se di tenera età, il femminismo da una giusta prospettiva e ha ricevuto delle bellissime risposte sia a livello di attenzione che a livello cognitivo. Per i bambini non è stato complicato comprendere i valori che questo movimento, spesso è male interpretato, vuole difendere.

 

 

Un capitolo fondamentale

In “I ragazzi possono essere femministi?” essenziale, secondo Monica Martinelli, è l’undicesimo capitolo. Questo si occupa del tema del consenso, che costituisce il nocciolo di questioni, che a molti sembreranno scontate, ma che svolgono un ruolo essenziale.
Secondo Cristina Portolano, invece, non rinuncerebbe mai all’ottavo capitolo, dedicato alla pulizia della casa. Le faccende domestiche non sono appannaggio femminile, ma di tutti coloro che vivono in casa. Le pulizie non costituiscono una questione di genere, ma di appartenenza ad un ambiente comune.

 

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