Mercoledì 23 giugno il palco del Pincio di Fano ha ospitato per la rassegna “Fuori Passaggi Music&Social” Luca Bottura, conduttore radiofonico e giornalista, e Guido Catalano, poeta e performer. I due ospiti hanno presentato i loro ultimi libri Manifesto del Partito Impopolare e Fiabe per adulti consenzienti, coinvolgendo il pubblico con domande e battute e scatenando numerose risate.
Le fiabe di Guido Catalano
Fiabe per adulti consenzienti (Rizzoli) è una raccolta di cento brevi testi che “iniziano con c’era una volta e finiscono con la parola fine”. Si tratta quindi di fiabe, come specifica l’autore Guido Catalano. I temi trattati sono vari: amore, guerra, attualità, fantascienza e tanti altri.
Il libro, come molti di quelli presentati durante questa edizione di Passaggi Festival, è frutto di un lavoro svolto durante il lockdown. Catalano ha spiegato che aveva già scritto alcuni di questi racconti e che durante i mesi trascorsi a casa ha deciso di raccoglierli e integrarli con nuove storie per creare una raccolta.
Numerose fiabe non terminano con un lieto fine. In Fiaba dell’elicotterista e dell’infermiera, quest’ultima si getta in un burrone nella speranza di essere salvata dall’elicotterista di cui è innamorata. Non solo l’amore della donna non sarà mai corrisposto, ma il burrone è così profondo che questa non venne più ritrovata.
Fiabe ad alta voce
Guido Catalano apprezza particolarmente la lettura orale e crede che questa sia molto utile a rendere al meglio la storia. Ha così letto al pubblico del Pincio alcune delle fiabe contenute nella sua raccolta. Tra queste almeno un paio trattano temi di attualità, sempre in maniera ironica e leggera, perché il fine di Fiabe per adulti consenzienti è insegnarci a ridere anche di ciò che di negativo ci accade.
Fiaba del principe che voleva essere principessa è dedicata al transgenderismo, mentre Fiaba del ghiro, della volpe e della pecora abbatte ogni stereotipo presentando una volpe non molto furba, un ghiro insonne, una pecora individualista e un turco che non fuma.
In Fiaba del cretino che non sapeva di essere cretino, Catalano presenta il “paradosso del cretino”: il cretino non si ritiene tale e nega sempre di esserlo, anche se tutti, tranne i cretini come lui, gli riconoscono questo status.
Il Partito Impopolare, un rimedio al populismo
Luca Bottura a 182 anni dalla nascita di Karl Marx, ispirandosi al Manifesto del Partito Comunista, propone nel suo ultimo libro la fondazione di uno nuovo partito che riunisca tutti gli impopolari e che combatta la piaga dell’attuale politica italiana: il populismo. In Manifesto del Partito Impopolare (Einaudi) troviamo due prefazioni, una delle quali rivolta al lettore grillino, un messaggio per coloro che si informano attraverso Rete 4 e schede di presentazione dei partiti populisti. Nel libro non mancano, inoltre, il motto, il programma e la lista dei dirigenti del nuovo Partito Impopolare. Tutto ciò raccontato con la geniale ironia di Luca Bottura.
La politica italiana raccontata da Luca Bottura
Luca Bottura non risparmia dalla sua sferzante satira quasi nessuno dei personaggi della politica italiana. L’unico partito che non viene criticato nel suo libro è il Pd, ma esclusivamente perché l’autore sostiene che questo in realtà non esista. Tra i bersagli preferiti del conduttore radiofonico ci sono Matteo Renzi e Matteo Salvini. I due politici, a detta dell’autore, sono in realtà la stessa persona. Entrambi hanno iniziato la propria carriera con i quiz televisivi, odiano i giornalisti che non li elogiano e riservano loro numerose querele.
Due figure vengono salvate, e quasi elogiate, da Bottura: Romano Prodi e Sergio Mattarella. In Manifesto del Partito Impopolare, al Presidente della Repubblica è dedicata una poesia, o sarebbe meglio dire una preghiera, riprendendo questa la forma del Padre Nostro.
Gli eletti
Tornando invece al tema del populismo, Luca Bottura ha spiegato al pubblico che la caratteristica di questo fenomeno è il verticismo. I partiti populisti non possiedono seconde linee, il leader è tutto. L’autore quasi rimpiange la Prima Repubblica, in cui a malapena ci si ricordava chi fosse il Presidente del Consiglio e ciò che contava veramente era la posizione politica.
Infine ha citato Alcide De Gasperi (e James Freeman Clarke): “un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione”. I politici di oggi, invece, guardano solo al prossimo like. Molti parlamentari si rivolgono agli elettori affermando di essere uguali a loro, senza comprendere che ciò che ci aspettiamo è qualcosa di diverso. Sono eletti. Questo indica non solo il fatto che sono stati votati, ma anche che sono stati scelti per le loro competenze e le loro qualità, perché si dimostrino migliori e più bravi di noi nel guidare il Paese e rappresentare le nostre posizioni.