Nell’ultima giornata della nona edizione di Passaggi Festival si conclude la rassegna “Buongiorno Passaggi. Libri a colazione”. Due gli incontri, al Bon Bon Art Cafè con Chiara Alessi “Tante care cose” (Longanesi) e a Bagni Torrette con Francesca Giommi “la figlia del Maharaja” (Aras).
Francesca Giommi (dottoressa in letteratura post coloniale e africana) ha conversato con Elisabetta Rossi (Giornalista, Il Resto del Carlino). “La figlia del Maharaja” è la storia di un viaggio attraverso l’India.
Un libro che sazia e travolge, fatto dei colori, dei sapori e degli odori che caratterizzano questo continente. L’India che viene descritta è quella reale, non quella tipica dell’imaginario collettivo. Un libro ibrido: documentario, guida turistica e romanzo.
Un viaggio al femminile
La protagonista di questa storia è Beatrice, una giovane viaggiatrice. Il titolo del romanzo viene da uno dei tanti incontri che avvengono durante il viaggio. È un personaggio, una suggestione, una delle tante figure con cui si confronta la nostra protagonista. Non è un caso che la figura principale sia una donna, è una delle chiavi di lettura del testo. L’autrice ci ha spiegato che le è sempre piaciuto dare uno sguardo femminile, usarlo come un filtro per il lettore.
“Sono tanti i racconti maschili di viaggi (si pensi a Pasolini, a Moravia, a Terzani…), mi sembrava importante dare una visione al femminile. L’approccio femminile è caratterizzato dallo stupore, soprattutto nei viaggi. Uno stupore per il mondo e le persone ed io ritengo che si tratti di un elemento essenziale”.
Tra fatica e ironia
Il racconto si articola in una chiave spesso anche ironica, quasi per smorzare la fatica fisica ed emotiva che un viaggio in India comporta. Si è trattato in realtà di un viaggio di gruppo, del quale l’autrice era la guida turistica. Più grande della fatica fisica però è stata la fatica emotiva: in India c’è una sofferenza umana che ti tocca. Il libro non nasce come la trascrizione di un taccuino, è la reinterpretazione narrativa di un viaggio.
Francesca Giommi ci rivela di aver studiato moltissimo per scrivere questo libro, per lei la ricerca e lo studio sono fondamentali, soprattutto nel momento in cui si decide di mettere per iscritto le proprie avventure. Bisogna approfondire e comprendere, preoccupandosi di non mettere per iscritto nulla che non sia veritiero o non verificabile.
“Non esiste un viaggio che non farei mai, tutto mi incuriosisce e mi regala grandi emozioni. Viaggiare è muoversi ed esplorare”