John Lennon … e ora sto dicendo «Pace»
di Silvia Albertazzi, Castel Negrino
Silvia Albertazzi insegna Letteratura dei paesi di lingua inglese e Storia della cultura inglese all’Università di Bologna. È autrice, per Carocci, del primo testo di teoria postcoloniale apparso in Italia, Lo sguardo dell’Altro (2000) e di La letteratura postcoloniale. Dall’Impero alla World Literature (2013) e Letteratura e fotografia (2017). Tra i suoi lavori più recenti: Il nulla, quasi. Foto di famiglia e istantanee amatoriali nella letteratura contemporanea (Le Lettere, 2010); Belli e perdenti. Antieori e post-eroi nella narrativa contemporanea di lingua inglese (Armando, 2012); e, per Paginauno, Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta (2018) e Questo è domani. Gioventù, cultura e rabbia nel Regno Unito 1956-1967 (2020). Collabora a Alias e il Manifesto.
Dopo la sua tragica morte, John Lennon è diventato leggenda, una figura carismatica in cui risulta difficile distinguere l’uomo (e l’artista) dal mito. Seguendo le tappe fondamentali della sua biografia, inserita nel contesto culturale coevo (il teatro dei giovani arrabbiati, la narrativa operaia di Sillitoe, il Mersey Sound, le opere-chiave della rivolta afro-americana, della contestazione contro la guerra del Vietnam, del femminismo) e ripercorrendo la sua formazione artistica attraverso gli autori che lo hanno influenzato, da Lewis Carroll a Dylan Thomas, da Wilde a Saint-Exupéry, da Cocteau, Aldous Huxley, Timothy Leary e Thomas de Quincey a Lord Tennyson e, ovviamente, Yoko Ono, il volume si propone di confermare l’asserzione di Hanif Kureishi secondo cui Lennon ha, sul piano culturale, per gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, la stessa importanza che Brecht ebbe per gli anni Trenta e Quaranta.