Si sarebbe schernito lui per primo davanti all’aggettivo ‘grande’, eppure grande lo è stato davvero, Andrea Barbato.
Un grande giornalista. Di quella grandezza quotidiana e umile, di chi macina ore su ore in redazione, di chi ama la cultura senza farne orpello, di chi difende la pluralità delle opinioni senza recedere dalle proprie idee, di chi possiede il talento della scrittura e con onestà racconta ciò che vede, ciò che sa, ciò che ha scoperto.
Colto e raffinato intellettuale, lontano anni luce dai salotti radical-chic, arguto, ironico e mai banale, Andrea Barbato iniziò, poco più che ventenne, a Londra, alla mitica BBC; fu conduttore dell’edizione del telegiornale dell’ora di pranzo che la Rai introdusse nel 1968, l’anno seguente fu uno dei commentatori principali della diretta dello sbarco sulla Luna. Lavorò all’uscita in edicola di Repubblica, scrisse per Il Messaggero, l’Espresso, Il Giorno. Realizzò e condusse per la Rai programmi che ancora oggi tutti rammentiamo, da Va’ Pensiero alla celeberrima Cartolina.
Di lui – non certo per caso – ci rimangono impresse la figura composta ed elegante, e la voce che dice “un saluto da Andrea Barbato” e conclude così quella “Cartolina” che tutti abbiamo seguito e amato e che è andata in onda su Rai 3 fino al 1994. Un modo di fare giornalismo mai urlato, senza insulti, senza isterie da palcoscenico, eppure così ficcante, così incisivo quale raramente se ne trova.
Quando muore, nel 1996, a soli 62 anni, i giornali titolano “Addio a Barbato, giornalista e gentiluomo”.
Ecco, sono queste – giornalista e gentiluomo – le due parole con cui possiamo meglio identificare Andrea Barbato e sono anche le parole guida di questa piccola ma preziosa mostra documentaria fotografica che vuol essere un po’ lo specchio segreto attraverso cui scoprire il professionista Barbato e l’uomo, il padre, il marito Barbato.
Le fotografie sono immemori del tempo che passa e ci restituiscono Andrea Barbato fra i suoi cari, sul posto di lavoro, in viaggio.
Sono immagini semplici, eppure bellissime e struggenti, dove ritroviamo Andrea e con lui possiamo riallacciare un discorso ideale, un colloquio immaginario, ma non per questo meno forte e meno reale. E insieme a questo grande giornalista e gentiluomo, che si tenne lontano dal servilismo e dagli abboccamenti del potere sciocco, forse potremmo ritrovare anche le ragioni per leggere e comprendere meglio un tempo difficile, e a volte buio, come quello presente.
Giovanni Belfiori
giornalista e direttore Passaggi Festival
Andrea Barbato, il lavoro, la famiglia
mostra fotografica
Galleria del Monte, Piazza Sansovino, 3, Fano
Periodo: dal 27 giugno al 29 luglio
Orari: dal 27 giugno al 1 luglio: dalle ore 20 alle ore 23 / Dal 2 al 29 luglio: giovedì, venerdì, sabato dalle ore 17 alle ore 19)
Ingresso libero
Si ringrazia:
Famiglia Barbato, in particolare Ivana Monti, Tommaso e Nicola Barbato
Rai Teche – sede centrale di Roma e sede di Bologna – in particolare il direttore Maria Pia Ammirati, Carla Consalvi, Maria Francesca Cadin, Francesca Ansuini, Barbara Capuano