Chetta Passaggi Festival

Il terzo incontro della rassegna Libri a colazione presso il Bon Bon Art Cafè vede come ospite Alessandro Chetta. L’autore  conversa con Carolina Iacucci, docente e critica letteraria, e presenta il libro “Cancel Cinema. I film italiani alla prova della neocensura” Aras Edizioni.

Dallo Stato al popolo

Chetta ci invita a riflettere sul mutamento che, nel corso degli anni, la censura ha subito portandosi dietro svariate modifiche e revisioni. Ad oggi ci troviamo infatti davanti a una censura totalmente diversa: non si tratta più di censura cristiana, ma di una nuova morale laica più intransigente che grida allo scandalo. Prodotto della cultura puritana queste limitazioni che prima arrivavano dall’alto ed erano legate al peccato, ora arrivano dalla voce del popolo stesso.

Dal politicamente corretto allo storicamente scorretto

L’autore all’interno del libro distingue tra una censura cattolica ed una moderna, affetta dalla nevrosi del politicamente corretto che si insinua in ogni piccolezza del quotidiano. Questo suo percorso permette di evidenziare le palesi differenze sui motivi di fare censura. Ne è esempio il film di Dino Risi “Il sorpasso” vittima in passato di censura a causa di scene con “donne troppo svestite”, dice Chetta. Oggi, nell’era del politicamente corretto, sarebbe avvenuta una censura diversa, basata non sulle immagini ma sulle parole. Gassman infatti recita “Non sono razzista, sono stato con una donna ebrea e pure negra”. Nelle generazioni del nuovo millennio udire parole scomode o vedere immagini che non rispecchiano il canone comunemente prestabilito crea un disagio che subito viene riversato sui social.

La progressiva scomparsa dell’arte

Mentre fino a dieci anni fa vedendo qualcosa di scomodo in onda in Tv si borbottava davanti allo schermo sulla poltrona di casa, oggi in ogni aspetto del quotidiano qualcuno si sente attaccato o offeso. Si creano mille battaglie, spesso non necessarie, che vanificano ciò che invece è giusto difendere. Questo problema, che porta infinite limitazioni a uno sceneggiatore sulla sua libertà espressiva e creativa, si sta sempre più trasformando in autocensura. Non viene più posta dallo Stato ma da noi stessi. Possiamo dire che viviamo nell’era della cancel culture, la quale, strisciante e letale, arriva ovunque: arte, libri, cinema, musica etc. Sfortunatamente la mancanza di libertà espressiva non lascia spazio alla creatività e ne consegue un’autocensura che presto ridurrà notevolmente i nostri contenuti artistici.

E’ un periodo di profondo dirittismo in cui, liberati da fame, lavoro e costrizioni si crea una situazione comoda che porta ad atteggiarci da vittima. Siamo in un momento di ristagno causato da un benessere ottenuto attraverso le lotte degli altri. E’ un disagio civile che necessita di essere accompagnato con lo storicamente corretto. Parlando di storia dimenticata, valori mai avuti e lotte non combattute Carolina afferma:

è saltato il gancio all’epoca che l’ha prodotto, alla storia del tempo in cui appartiene

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