Albania. La conosciamo perché Ermal Meta ha vinto Sanremo 2018, perché ricordiamo i grandi sbarchi albanesi sulle coste italiane negli anni Novanta, perché abbiamo sentito vagamente parlare del Kanun, il codice di diritto consuetudinario albanese.
Quello che spesso ignoriamo non sono soltanto i rapporti secolari che legano i due paesi (basti pensare alle antiche comunità arbëreshë nel nostro Paese), ma anche che in quella che è stata una delle migrazioni più imponenti dell’era contemporanea verso l’Italia, sono arrivati poeti e scrittori albanesi che oggi fanno parte della vasta comunità albanese della diaspora.
Scrittori albanesi d’Italia, ma anche albanesi degli Stati Uniti d’America o della Germania Federale o della Francia o della Nuova Zelanda o dell’Argentina. La lingua albanese è parlata da nemmeno 8 milioni di persone, di cui 2 milioni e 800 mila circa vivono in Albania e il resto è sparso in giro per il mondo. Essere scrittori albanesi, quindi, significa anche testimoniare la propria identità linguistica, e difenderla, tutelarla attraverso la parola.
La rassegna Europa/Mediterraneo a giugno 2020
Torniamo in Italia, ché di Albania torneremo a parlare fra non molte righe. Nel 2019 Passaggi Festival ha aperto una nuova finestra, quella dedicata alla narrativa. Debbo dire che la spinta me la diede l’uscita di un romanzo di Lorenzo Pavolini, “L’invenzione del vento” (Marsilio). Romanzo che, peraltro, mi sarei letto solo dopo l’edizione 2019 del festival, ma avevo già alle spalle la lettura di quella sorta di diario/romanzo che è “Accanto alla tigre”, e quando Lorenzo mi annunciò che stava scrivendo un nuovo libro, pensai che sarebbe stato interessante presentarlo a Passaggi Festival.
L’idea, però, di mettere in piedi una rassegna di narrativa con autori italiani non mi convinceva del tutto. Anzi, più ci ragionavo, più mi sembrava che la scelta di Passaggi avrebbe dovuto essere un’altra. Guardare all’Europa, e non solo.
Passaggi Festival guarda ai Balcani
E così, durante una cena a Fano, nel ristorante di Gabriele Orazi – che dal 2014 cura l’ospitalità alberghiera dei relatori del festival nei suoi Hotel Augustus e Hotel de la Ville – mettemmo a punto quello che sarebbe stata la rassegna.
A tavola, oltre a Lorenzo Pavolini e il sottoscritto, c’erano Chiara Grottoli, Ippolita Bonci Del Bene, e Ludovica Zuccarini. La proposta che sottoposi ai convitati era di una rassegna che riprendesse il mai chiuso confronto/conflitto fra Europa e Mediterraneo, dove l’Italia è pienamente coinvolta. Ne avevo già parlato al telefono con Chiara, e mi sembrava convinta. La linea passò, e decidemmo di nominare la rassegna “Europa/Mediterraneo”.
Ero reduce da pochi mesi dal progetto europeo Refest, vinto da Passaggi Festival e curato da Carolina Rondina, che ci aveva portato prima a Sarajevo nel 2017 e poi a Zagabria nel settembre 2018, e mi sembrava strategico proseguire nei rapporti con l’altra sponda dell’Adriatico.
Tra l’altro, proprio nel 2018, avevamo tentato di portare a Passaggi quella che negli anni della guerra civile jugoslava era stata immortalata nel video di Miss Sarajevo 1993 (girato da e portato alla notorietà mondiale dagli U2 e da Pavarotti), ma un disguido impedì a Inela Nogic di partire per l’Italia e di incontrare un’altra sopravvissuta, la senatrice Liliana Segre, quell’anno insignita del Premio Passaggi.
Albania, Bulgaria, Montenegro: la prima edizione della rassegna di narrativa
E così in quella cena si decise anche di dedicare il primo focus della rassegna a scrittori balcanici, e aggiungemmo un “Passaggi ad Est” alla dicitura. In realtà, verso la letteratura balcanica avevo, e ho, più una fascinazione che una conoscenza vera e propria.
Certo, avevo letto classici come “Il Ponte sulla Drina” di Ivo Andrić o “Chi ha riportato Doruntina?” di Ismail Kadare, avevo fra i più amati Emil Cioran, avevo intervistato e letto quasi tutto di Norman Manea, ed ero attratto da quelle cronache ironiche e spietate, feroci e commoventi che arrivavano dai regimi totalitari dell’Est Europa. Ma non avevo mai davvero ragionato sull’enorme ricchezza letteraria di quei paesi, e nemmeno sul desiderio estremo di quegli intellettuali di uscire fuori dalle isole linguistiche di casa propria per confrontarsi con un pubblico di lettori internazionali. Quanti parlano e leggono il bulgaro o il rumeno? Se si scrive e parla inglese è tutto più semplice, ma per un montenegrino? E per un croato?
Insomma, nell’edizione 2019 Passaggi Festival ospitò, nella Chiesa di San Francesco – quel luogo magnifico e notturno dove il tetto è il cielo – l’italiano Lorenzo Pavolini, la bulgara Zdravka Evtimova che presentò“La donna che mangiava poesie” (Besa edizioni), il montenegrino Andrej Nikolaidis con “L’Arrivo” (Besa edizioni) e l’albanese Bashkim Shehu, pluripremiato, con “La rivincita” (Rubbettino editore).
Scrittori albanesi della diaspora, il primo convegno
E torniamo all’Albania. Per l’edizione 2020 stiamo lavorando per aumentare il numero di incontri di narrativa e per portare a Fano le voci più interessanti dei Balcani, e non solo. Il titolo della rassegna “Europa/Mediterraneo” vuole raccontare come questo grande spazio che è il continente europeo dialoghi e si scontri con quest’altro sistema geografico e antropico che è il Mediterraneo.
Con in tasca o sul comodino Fernand Braudel e quell’eccezionale “Breviario Mediterraneo” del grande Predrag Matvejevic, affrontiamo dunque la sfida che lancia questa rassegna di Passaggi Festival. La sfida della ricerca e dell’ascolto, la sfida della scrittura che deve raccontare il dolore, gli orrori delle prigioni comuniste albanesi oppure quella che ci immerge nel Magreb dove anche la società patriarcale si modifica e lentamente si spegne.
Nella tavola imbandita dei libri di Passaggi, un posto d’onore spetterà ancora all’Albania, paese d’ amore e odio per noi italiani, specchio che riflette, respinge, attira. Matteo Mandalà, docente all’Università della Calabria e in quella di Palermo, forse il più grande esperto italiano di letteratura albanese, mi ha spinto versa questa direzione e credo che
Passaggi Festival a Tirana per incontrare gli scrittori albanesi
Grazie ai buoni uffici di Ledia Mirakaj, Prima Segretaria dell’Ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia e all’invito del Centro Editoriale per la Diaspora, da venerdì 21 a lunedì 24 febbraio, sarò a Tirana insieme con il vice direttore del festival, Ludovica Zuccarini, al tirocinante Federico Marchetti Belfiori. Con noi, ci sarà anche la giornalista delle pagine culturali del Corriere della Sera Jessica Chia.
Parteciperemo all’evento internazionale in programma nella capitale albanese, promosso dal Centro editoriale per la diaspora – Qendra e Botimeve per Diasporen, diretto dalla scrittrice e traduttrice Mimoza Hysa.
Si tratta del primo Convegno degli Scrittori albanesi della Diaspora. Oltre 50 autori e autrici albanesi provenienti da vari paesi del mondo si ritroveranno a Tirana. Ci saranno nomi di grande rilievo come Anilda Ibrahimi (Italia), Ardian Ndreca (Italia); Durim Taci (Italia), Arben Dedja (Italia); Bashkim Shehu (Spagna, ospite di Passaggi 2019), Rudolf Marku (Inghilterra), Entela Tabaku (Svezia); Thana Medi (Grecia); Anissa Markarian (Francia), Bessa Myftiu (Svizzera) ecc.
All’evento, parteciperanno anche il Ministro della Cultura dell’Albania Elva Margariti e il Ministro dello Stato per la Diaspora Pandeli Majko.
Per noi di Passaggi Festival sarà anche l’occasione per completare il programma della rassegna “Europa/Mediterraneo”: abbiamo atteso l’appuntamento di Tirana perché è una interessante occasione per conoscere intellettuali albanesi e invitarli alla prossima edizione del festival, dal 22 al 28 giugno 2020. E forse riusciremo anche a creare un legame tra il Festival italiano e il Centro editoriale per la Diaspora albanese.