Sabato 24 giugno, nell’ambito della rassegna Piccoli asSaggi, dedicata alla saggistica per ragazzi, Amani El Nasif, raccontando la propria storia e quella di altre numerose ragazze, ha affrontato con il giovane pubblico il tema della violenza sulle donne. L’autrice ha presentato Sulla nostra pelle. Un libro contro la violenza sulle donne (Piemme) conversando con Valeria Patregnani, direttrice del sistema bibliotecario di Fano.
Il viaggio in Siria
Amani è nata in Siria, ma fino al 2006, anno in cui la sua vita è improvvisamente cambiata, ha sempre vissuto a Bassano del Grappa. Al tempo frequentava il primo anno di scuola superiore, aveva il suo primo fidanzatino, Andrea, tenuto nascosto ai severi genitori, che non avrebbero accettato la relazione della figlia. Amani aveva anche un lavoretto estivo in una cartolibreria. Dopo un periodo di prova, il suo datore di lavoro decise di assumerla e le chiese i documenti. Proprio in questa occasione la ragazza e la sua famiglia si sono resi conto che sul suo passaporto il cognome era stato scritto male. Madre e figlia, così, partirono per la Siria, con l’idea che si sarebbero fermate solo qualche giorno per rinnovare i documenti. Amani, in realtà, rimase lì 399 giorni, fino a quando, con l’aiuto di un cugino del padre, un prestigioso professore universitario, è riuscita a scappare e a tornare in Italia.
Un matrimonio combinato
La giovane Amani era entusiasta all’idea del viaggio in Siria, il primo della sua vita. Per la partenza aveva piastrato i suoi lunghi capelli ricci, si era messa lo smalto sulle unghie e anche truccata un po’ il viso. Non sapeva che l’aspettava una realtà molto diversa da quella in cui aveva sempre vissuto. Arrivata in Siria, mentre le ragazze della famiglia materna erano molto più simili a lei, le cugine paterne indossavamo solo abiti lunghi e scuri, non si truccavano, i loro capelli erano sempre perfettamente coperti dal velo, non andavano a scuola e la loro unica attività era occuparsi della casa e dei bambini della famiglia. Amani divenne una di loro. Fu costretta a rimanere in Siria per sposare a soli 16 anni uno dei cugini. Venuta a conoscenza di questa notizia, che inizialmente le sembrava uno scherzo, disperata contattò Andrea con il cellulare che teneva legato alla caviglia con due elastici, nascosto nel calzino, perché non poteva possederlo. Il ragazzo, che già aveva compreso che qualcosa non andasse, contattò i servizi sociali, che però, non essendo Amani una cittadina italiana, non fecero nulla. Per oltre un anno la ragazza ha vissuto in un ambiente di costrizione e violenza.
Il rapporto con la madre
La madre di Amani si è sposata a soli 13 anni, contro la sua volontà. Ha avuto sei figli, il primo a 14 anni. È stata lei a portare Amani in Siria, probabilmente consapevole di cosa la stava aspettando. Una volta rientrata in Italia, la ragazza è tornata a vivere con la madre e i fratelli, fino a quando, appena diventata maggiorenne, si è messa il passaporto (questa volta corretto) in tasca, è uscita di casa e non è più tornata. È andata a vivere con Andrea e per molto tempo non ha visto né cercato la famiglia. Un giorno, dopo anni che non vedeva la madre, l’ha incontrata per strada, le due si sono guardate e solo appena sfiorate quando sono passate una di fianco all’altra, senza dirsi una parola. In quel momento Amani ha capito di voler riallacciare il rapporto, non voleva che rimanessero due sconosciute. Ora il legame con la madre, insieme a quello con la figlia, è il più profondo e importante.
Dalla vicenda personale a quella di altre donne
Amani ha raccontato la sua esperienza nel suo primo libro Siria mon amour, scritto con la giornalista Cristina Obber. Nel suo secondo saggio, Sulla nostra Pelle, l’autrice ripartendo dal suo vissuto, presenta ai lettori le storie di altre ragazze che hanno subito atti di violenza, giovani donne che volevano solo vivere la propria libertà e scegliere chi amare. A spingerla a scrivere questo libro è stata la terribile vicenda di Saman Abbas, anch’essa parte del saggio. Amani ha scelto di raccontare principalmente episodi accaduti nella sua provincia, quella di Vicenza. Le testimonianze di violenza ci sembrano sempre essere molto lontane da noi, quando, invece, non è così, ed è proprio ciò che vuole dimostrare Amani attraverso questa selezione.
Il suo progetto è quello di aiutare chi sta vivendo situazioni simili a quella che affrontato lei e chiede sempre al pubblico a cui si rivolge di darle una mano in questa missione. Le piacerebbe raccontare i suoi libri anche con mezzi diversi dalla scrittura, per fare arrivare i suoi messaggi anche a chi non si dedica alla lettura.
Amani e Sara: un destino simile
Tra le protagoniste di Sulla nostra pelle c’è anche Sara, una studentessa di origini arabe di una scuola superiore in cui Amani ha presentato il suo primo libro. In questa occasione le due donne si sono conosciute, Sara le ha parlato della sua famiglia estremamente protettiva e severa. Sono rimaste in contatto per molto tempo e un giorno la più giovane ha raccontato all’altra che la situazione in famiglia era cambiata: i genitori la lasciavano uscire e sembravano finalmente fidarsi di lei. Poi Sara è partita per una vacanza nel suo Paese di origine e da quel giorno non si è più fatta sentire, non ha più risposto ai messaggi e il suo profilo Facebook è stato eliminato. Amani ha contattato la scuola che le ha comunicato che la ragazza non si era più presentata ed era sparita. La scrittrice ha subito capito che Sara stava vivendo un’esperienza come quella che anni prima aveva vissuto lei.
Spesso parlare dei problemi della propria famiglia è difficile, ciò ci fa provare vergogna e ci fa sentire diversi. È però necessario aiutare chi vive situazioni del genere a trovare il coraggio di raccontarle e denunciarle, sostenerli per non farli arrendere alle pressioni della famiglia.