Ad inaugurare la rassegna di poetica Passaggi Diversi è stata Anna Franceschini con “Pietre da taglio” edito da Kurumuny insieme ad Alessandra Carnaroli con “50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti”, edito da Einaudi. L’incontro si è tenuto nella suggestiva chiesa di San Francesco e le due poetesse nel corso della serata hanno conversato con Marco Ferri, anch’egli poeta.
Indagine dell’animo umano
Si tratta di due libri al femminile che affrontano tematiche forti, andando a colpire con violenza la sensibilità del lettore. Le due poetesse indagano incessantemente l’animo umano, scardinano le convezioni di luogo e danno così vita ad una poetica violenta, come le storie che esse ci raccontano. Gli stessi titoli sono estremamente emblematici ed in essi è racchiusa l’essenza delle intere opere: insomma non si tratta di una semplice lettura, quanto di un “esperienza di lettura”.
Piccolo manuale fai da te
“50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti” è un libro che si compone di due parti: la prima racconta questi cinquanta tentati suicidi (chissà se poi essi siano diventati suicidi veri e propri?). In origine questa parte dell’opera era stata concepita come una sorta di manuale ikea per costruirsi il proprio tentato suicidio, con tanto di disegnini. La seconda parte invece narra di questi cinquanta oggetti contundenti, accuratamente selezionati da un uomo tra gli oggetti di casa sua. Lo scopo? Uccidere la moglie, o meglio cancellarla completamente dalla faccia della terra, annientare la sua identità. Banali oggetti che facevano parte della quotidianità della vita della coppia. Il primo di questi era una borraccia. Agghiacciante ed avvolgente il modo in cui le parole di Alessandra Carnaroli rimbombano all’interno della San Francesco: una poetica macabra, che non si fa scrupoli nel rappresentare le immagini più cruenti e turbolenti. Una poetica che ci fa rabbrividire, che ci tiene incollati alla sedia. L’autrice ci ha inoltre raccontato come le sue poesie non nascano con l’intento di mescolare tragico e comico, ma l’ironia di fondo diventa evidente quando esse vengono lette. Si crea un magistrale equilibrio tra il registro del tragico e del comico, come se un immaginario che ci viene dalle informazioni stia in qualche modo colonizzando le nostre sensazioni più intime.
“Bisogna cercar di cogliere l’essenza del tragico che c’è nel quotidiano. Quando ci sia avvicina al tragico bisogna prenderne le distanze ed il mezzo migliore diventa l’ironia. La mia poesia vuole aderire il più possibile alla voce ed alle storie delle persone che vengono prima di noi”
Uomini tagliati
L’opera di Anna Franceschini, “Pietre da taglio” rappresenta un attraversamento delle origini di stati psichici, corporei e fisici dove l’autrice si inserisce nel testo come una sorta di io che riappare e scompare. Esso a volte si cela ed altre volte rappresenta più di un singolo personaggio. I protagonisti di queste storie sono individui oppressi, estromessi dalla società. L’autrice ha cercato di dare voce a tutte queste sensazioni, tentando di spiegare cosa significhi ricercare una propria voce. Essa va ricercata al margine, al confine, lottando con la realtà e con una legge ancora pesantemente patriarcale, una legge che per tanto tempo non ha considerato le donne e che tuttora non le considera totalmente. Una parte del libro è costituita da poesie, un’altra sono prose poetiche.
“Purtroppo ci sono fissità patriarcali introiettate, anche in me. Non posso che scrivere di questo: di corpi, del mio corpo all’interno della società. Parlo di una società falsata, devo essere come gli altri hanno voluto che io fossi. Il titolo è in relazione a questo: pietre da taglio sono individui tagliati, estromessi e dimenticati”