Simonetta Sciandivasci Passaggi Festival

L’autrice Simonetta Sciandivasci, nella giornata di sabato 24 giugno, ha presentato il suo libro “I figli che non voglio”, edito da Mondadori. L’incontro si è svolto presso la Ex Chiesa di S. Francesco, all’interno della rassegna Libri alla San Francesco. L’autrice ha conversato con Flavia Fratello (Giornalista La7) e Tiziana Ragni (Giornalista).

 

L’inizio dello scandalo

Il libro è nato da un’intuizione giornalistica avuta da Simonetta Sciandivasci che si è poi sviluppata in maniera incredibile coinvolgendo tutti i lettori. Il romanzo affronta la questione demografica da un punto di vista particolare, non si tratta di un saggio nel vero senso della parola. Si configura più come una raccolta di opinioni ed interventi. Il dibatto è partito nel momento in cui Simonetta, con tono non affranto e anche scanzonato, ha dichiarato che pur essendo assolutamente in grado di fare e mantenere figli, non li vuole. Si è creato uno scandalo enorme, così tanto che nella redazione della Stampa presso cui l’autrice aveva da poco cominciato a lavorare, sin da subito sono cominciato ad arrivare migliaia di lettere, email ed interventi di persone che volevano intervenire o per rimproverarla o prendere parte al dibattito. Nessuno si aspettava scoppiasse tutto questo. All’inizio è stato un problema, l’autrice ha voluto sottolineare come non volesse concentrare l’attenzione su di sé, quanto provare ad osservare il fatto della denatalità senza giudicarlo (il cosiddetto fenomeno dell’inverno demografico).

Ritengo sia una questione che ci fa vedere come siamo diventati, ci fa indagare sui nostri desideri e sul futuro. Credo ci obblighi a ragionare sulle cose che dobbiamo fare e soprattutto su quello che sentiamo di voler fare. Vorrei sottolineare che quando si parla dei figli che non ci sono in questo paese dobbiamo tenere presente che sì vanno aiutate le famiglie con politiche mirate, ma dobbiamo anche renderci conto che quell’intervento lì non ci aiuterà a risolvere la faccenda. L’andamento demografico decrescente è qualcosa con cui faremo i conti nel futuro? Questo è sicuro, non è però certo per quanto tempo ne vivremo le conseguenze

 

L’inverno demografico

Esiste una generazione dove un piccolo ma strutturato crescente numero di persone, i figli non li vuole fare. Lo scopo del libro è quello di inquadrare il fenomeno dell’inverno demografico in maniera diversa, il modo più efficace per farlo è stato utilizzare la prima persona, nonostante tanti siano stati gli insulti per questa scelta letterario/giornalistica. “Hai distrutto il giornalismo con la prima persona”, questa l’accusa principale. Poi però sono state molte le donne che grazie alle parole di Simonetta Sciandivasci si sono finalmente sentite rappresentate. Non solo perché magari hanno scelto anche loro di non avere figli, ma soprattutto per l’abbassamento dei toni, nella rivendicazione di qualcosa ma senza l’utilizzo di toni drammatici. Oggi si fa fatica ad ascoltare le donne quando queste non parlando testimoniando un dramma, sempre si sente la necessità che esse si facciano testimoni di una storia dolorosa, una storia di vittime. È una cosa gravissima. Non si devono giustificare le proprie scelte, soprattutto quelle che riguardano una sfera estremamente personale come la maternità.

 

L’estinzione della razza umana

Due sono stati pilastri a cui l’autrice ha fatto riferimento nella stesura del suo libro: Platone e Dacia Maraini. Quando Simonetta Sciandivasci pensa alla genitorialità condivisa di cui parlava Platone, il suo pensiero va al fatto che si facciano meno figli.

Mi chiedo se questo fatto non sia una cosa che viene diretta da una specie di intelligenza superiore. Non credo in un Dio, ma credo nell’esistenza di forze che dirigono il mondo. Mi domando se questa intelligenza a noi superiore non sia banalmente l’evoluzione. Qualcosa più forte di noi ma non ultraterreno, che ci spinge a fare meno figli perché è giusto così, per prepararsi ad un futuro più sostenibile

C’è chi accusa coloro che non voglio fare figli di puntare all’estinzione della razza umana, oltre che accusarli di egoismo. Sembra sciocco dover sottolineare che la razza umana non si estinguerà a causa del calo demografico. È vero che è grosso il problema della vecchiaia, chi decide di avere figli spesso si interroga su chi si prenderà di loro quando diventeranno anziani. Ancora sopravvive l’idea del martirio delle donne, che da sempre si prendono cura dei famigliari bisognosi. Ha attecchito sempre più in profondità l’idea malsana della vocazione al martirio e del desiderio naturale delle donne di fare figli, talmente radicato che a prescindere dalle condizioni, fare figli viene considerato un obbligo. Tutto questo pensiero si lega all’idea di malattia e di vecchiaia: se non ho nessuno che avrà cura di me quando sarò anziano, come posso pensare ad un futuro sereno? Esistono delle realtà, purtroppo troppo poche, che propongono il modello del co-housing: una serie di edifici pensati su misura dell’anziano, dove invecchiare insieme in serenità e con la certezza di avere tutto ciò di cui si ha bisogno.

 

Soli e felici

È difficile sia fare che non fare un figlio, non perché viviamo in Italia ma perché è difficile e basta. Non sappiamo se usciremo mai da questo dibattito, speriamo di no. Fare una scelta in un certo momento non vuol dire che non si possa tornare indietro: Simonetta Sciandivasci ha sottolineato che la scelta non deve essere invalidante. Si può scegliere di non voler figli e poi di volerne in un secondo momento. Fortunatamente pare stia scomparendo l’abitudine di creare una famiglia per il terrore della solitudine, della malattia, del pentirsene. Protagonista deve essere la capacità di convivere con la propria incompletezza, deve diventare una capacità ridente. Si può e si deve vivere con grande amore la relazione con il proprio vuoto. Stare bene per conto proprio non vuol dire odiare gli alti ed essere egoista, sicuramente significa essere individualisti. Dovremmo rivedere le implicazioni negative dell’individualismo, la felicità collettiva è una somma di piccole felicità, ciascuno deve poter costruire la propria.

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