Continuano gli appuntamenti di Passaggi tra le nuvole, all’insegna della graphic novel. Ospite di oggi Simone Albrigi (in arte Sio) con il suo nuovo libro “Lo chiamavano Scottecs”, edito da People. Si tratta in realtà di un dialogo tra il fumettista e Francesco Foti. Si è trattato di un incontro all’insegna del divertimento, delle battute e della grande partecipazione del pubblico.
La collana “birrette”
“Diciamolo subito, non si tratta di un libro, è più un incontro serale con una birra in mano. Si chiacchiera, si discute e se ci va, si scrive”
Così Francesco Foti ha dato il via all’incontro, una sorta di ritratto del giovane fumettista. Ma com’è nato tutto questo? Sio lo ammette candidamente: il suo primo e grande amore della vita è stato Topolino. Per i primi dieci anni non ha letto altro, poi piano piano ha imparato a conoscere ed apprezzare fumetti non Disney. A sei anni lui già sapeva che nella vita voleva fare fumetti ed ora una delle più grandi soddisfazioni per Sio è vedere i bambini che si avvicinano e chiedono autografi, spesso mostrano i loro disegni. Disegni che si ispirano ai suoi. D’altronde è normale ispirarsi, copiare. Da qualche parte si dovrà pur cominciare! Il cervello umano vive copiando ed emulando, soprattutto in quello che è il mondo della creatività. Sio stesso ha cominciato cercando di ricreare i suoi amati fumetti di paperino.
Ho cominciato dai fumetti Disney, mi sono reso conto che non sapevo disegnare, d’altronde avevo 6 anni. In realtà io non so disegnare, ho semplicemente codificato dei disegni per fare in modo che fossero riconoscibili
La bellezza del fallimento
Ma com’è nata la codifica di questo particolare linguaggio visivo? Come si crea un proprio linguaggio? Semplice: bisogna fare schifo all’inizio. È bellissimo sbagliare, deprimersi, strappare tutto e poi riprovare. La perfezione nasce dalla pratica, dalla voglia di mettersi in gioco. Non ci si deve frenare, non esiste vergogna nel fallire. Bisogna partire da ciò che si conosce: scrivere, disegnare e dipingere la quotidianità. Sio ha affermato di averci messo tempo a comprendere questo concetto: la svolta è avvenuta con la consapevolezza che i suoi fumetti si ispirano alla sua vita. Non si può fare successo narrando di chimere, di realtà troppo distanti dalla nostra. Non a caso Stephen King nelle sue storie horror ha come protagonisti scrittori il più delle volte.
La poliedricità di Sio
Uno degli aspetti più interessanti della fumettistica (e delle arti in generale) è la possibilità che esse ci offrono di concentrarci su temi che ci stanno a cuore. Sio è particolarmente affezionate alle tematiche dell’inclusività, della rappresentanza e della rappresentazione. È per questo che i suoi fumetti affrontano una pluralità di temi, portando in scena anche una pluralità di personaggi.
“Mi sono accorto che quando scrivevo le storie, anch’io tendevo più a scrivere storie al maschile. Ho deciso di puntare su una maggiore inclusività, non dobbiamo scrivere di uomini solo perché la società ci hai indirizzati a fare così”
Tra risate, tematiche serie e tematiche un po’ meno serie si è concluso l’incontro. È emersa non solo la figura di un fumettista, ma di un personaggio poliedrico che nutre una pluralità di interessi. Sio disegna fumetti, scrive canzoni, carica video su YouTube, si interessa del cambiamento climatico e tanto altro ancora. Un personaggio tutto da scoprire, un idolo per i più piccoli e fonte di ispirazione per i più grandi.