Sabato 29 giugno, è tornato a Passaggi Festival Marcello Veneziani, già ospite nelle precedenti edizioni. Il giornalista ha presentato il suo ultimo saggio “L’amore necessario. La forza che muove il mondo” (Marsilio), rispondendo alle domande di Hoara Borselli, anche lei giornalista per Il Giornale.
L’amore e la filosofia
La riflessione di Marcello Veneziani parte dalla constatazione che viviamo in una società del disamore. L’unico modo per superare questa condizione è recuperare l’amore, che spesso non si presenta come libero, ma, al contrario, come necessario. Secondo l’autore, l’amore libero è bello e fa parte della nostra storia, ma sono proprio gli amori necessari quelli che restano. Un esempio di amore necessario, che non si sceglie, è quello materno.
Marcello Veneziani, che vanta una formazione in studi filosofici, riconosce che la filosofia è erotica come l’amore. È Platone stesso ad affermare che la filosofia assomiglia ad eros. Infatti, l’amore nasce dalla convivenza in un solo individuo di una sovrabbondanza e di una carenza di energie. Allo stesso modo, la filosofia è mossa da due forze opposte: la curiosità per la conoscenza e la consapevolezza della propria ignoranza. Si può quindi concludere che l’impulso che muove l’amore è lo stesso che muove la conoscenza.
L’amor patrio
In “L’amore necessario. La forza che muove il mondo”, Marcello Veneziani individua ed analizza nove gradi di amore. Tra questi vi è l’amore patrio: si tratta di un legame con i valori, la lingua e la cultura del proprio Paese. Esso non ha nulla di xenofobo, non è un amore aggressivo verso l’altro, ma rappresenta il senso innato di una comunità. Nella riflessione dell’autore, l’amor patrio è importante soprattutto nella società globalizzata, in cui diventa più difficile riconoscere una propria “casa”. Secondo lui, quando si avverte un senso di disprezzo verso la propria patria, allontanandosene, questa ne risente.
“Oggi viviamo l’epoca dell’allontanamento dalla nostra patria, ma non abbiamo conquistato una nuova patria e non siamo cittadini del mondo: siamo solo cittadini del web”.
Narcisismo, odio e indifferenza
Una “malattia” molto diffusa in questo periodo storico è il narcisismo, inteso come negazione dell’amore. L’amore vero è “oltrepassare l’io, andare oltre se stessi“. Il narcisismo, al contrario, è un amore avaro, che non si dona agli altri, ma si tiene per sé.
L’odio, invece, è un amore deviato: è un sentimento che diventa risentimento, avente, comunque, all’origine l’interesse verso una persona.
Sicuramente peggiore è l’indifferenza: una condizione in cui si nega l’esistenza dell’altro e si vive in assenza totale di valori e di passione. Secondo Marcello Veneziani, “l’indifferenza è un anticipazione della morte, laddove, invece, l’amore è una presenza della vita che sopravvive anche alla morte”. La società occidentale è oggi diventata la società dell’indifferenza, che, nella visione dell’ospite, non può essere superata con l’amore per l’umanità, un sentimento “così astratto che si traduce in odio o indifferenza per i vicini. L’amore per l’umanità è un alibi per l’indifferenza”.
Il divino e il destino
Nessuna società ha potuto fare a meno di un rapporto, a volte di contrasto, con dio. Ogni civiltà si è fondata su un senso del divino e del mistero, assecondandolo o ponendosi in tensione con questo, e secondo Marcello Veneziani, dovremmo tornare ad interrogarci su questi temi, senza cancellarli come stiamo, invece, facendo nella società moderna.
In “L’amore necessario. La forza che muove il mondo” viene analizzato anche l’amor fati, l’amore per il fato, che consiste, secondo l’autore, nell’accettare il proprio destino, un concetto da recuperare. A suo parere, nella nostra epoca rifiutiamo ciò che siamo realmente: il nostro corpo, il nostro genere, il Paese in cui nasciamo. Dovremmo, invece, imparare ad avere un rapporto più armonioso con i nostri limiti, in sintonia con il concetto di amor fati, che include anche l’amore per la propria vita.
Intelligenza artificiale e intelligenza umana
Marcello Veneziani non è preoccupato dall’avanzata dell’intelligenza artificiale, ma lo impensierisce la “ritirata dell’intelligenza umana”. L’umanità sta perdendo, secondo lui, i suoi mondi abituali: non ha più memoria storica, si libera dalla cultura e non mostra più tratti spirituali.
Il quoziente intellettivo da 20 anni a questa parte sta diminuendo drasticamente, “stiamo trasformando il mondo, ma abbiamo smesso di capirlo”. Il rischio è che l’intelligenza umana non abbia più gli strumenti per padroneggiare la tecnica. Per non farsi sopraffare dalla tecnologia, è necessario puntare sull’amore: “l’intelligenza artificiale non ama, non genera amore”. L’unico antidoto alla crescita esagerata è riattivare la capacità di amare gli altri, “l’unico argine al sopravvento delle macchine può essere un’umanità innamorata”. Non bisogna essere apocalittici, è però necessario non delegare tutto alle macchine.
L’amore per la famiglia (tradizionale)
Se l’avanzata dell’intelligenza artificiale non spaventa Marcello Veneziani e Hoara Borselli, sembrano, invece, farlo le realtà che non rientrano nei confini della famiglia tradizionale, che hanno difeso a gran voce dal palco di Passaggi Festival, definendola “l’architrave su cui si fonda ogni società” e affermando la necessità di assegnarle “uno statuto privilegiato”. A loro dire, la famiglia è il luogo in cui siamo più autentici e in cui ci è permesso mostrarci senza veli; l’amore familiare è puro e viscerale, in quanto rivolto alle “persone che costituiscono la nostra vita, che saranno il nostro futuro e rappresentano il nostro passato”.