Fra le antiche mura della meravigliosa Chiesa di San Francesco, nell’ambito della rassegna Presentazione di riviste culturali di Passaggi Festival si è tenuto l’incontro di presentazione del libro “Vitruvius. Rivista del Centro Studi Vitruviani“, edito da L’Erma di Bretschneider. Oscar Mei, Roberto Marcucci e Dino Zacchilli, grazie alle articolate domande della loro intervistatrice Lella Mazzoli, hanno esposto la loro visione sull’importanza di Vitruvio.
Perché parlare di Vitruvio?
Vitruvio, uno degli architetti più osannati della storia, scrisse la sua opera circa quindici anni prima della morte di Cristo. Dunque è spontaneo domandarsi come mai ancora oggi, nonostante le grandi avanguardie raggiunte in campo ingegneristico, si continui a seguire gran parte delle conoscenze da lui tramandate. In primo luogo, il suo trattato è una delle poche opere giunte integre fino alla nostra epoca in tale ambito. Questa opera si rivela essere di grandissima importanza non solo per la scienza della comunicazione ma, soprattutto, perché senza questo manoscritto tutte le informazioni in esso contenute sarebbero andate perdute.
In secondo luogo, perché le regole e i vari precetti architettonici stabiliti dall’antico architetto romano sono quelli su cui si fonda l’intera storia dell’architettura occidentale. Per noi cittadini fanesi, inoltre, preservare la memoria di tale autore è un dovere a tutti gli effetti, considerato lo strettissimo legame fra quest’ultimo e la nostra città.
Fano, città di Vitruvio
Come afferma Oscar Mei, direttore della rivista e coordinatore scientifico del Centro Studi Vitruviani, Fano è la città di Vitruvio. Infatti, è il luogo dove i canoni architettonici proposti dallo scrittore trovano massima espressione essendo stati realizzati da Vitruvio stesso. Proprio dal sito archeologico di Fano sono iniziati gli studi che lo interessano. I contenuti della rivista e dei trattati vitruviani hanno, in sostanza, la rara capacità di poter raccontare la città di Fano e il territorio marchigiano. A tale proposito, il presidente del Centro Studi Vitruviani, Dino Zacchilli, esorta i governanti di questi territori a riconoscerne l’enorme potenziale e a renderlo noto al mondo intero per condividere la straordinarietà di questa storia strettamente fanese.
De Architectura: trattato intrappolato nel passato o destinato a vita eterna?
Il De Architectura di Vitruvio rimanda alla ricchezza dell’architettura del nostro territorio. Non è un caso, infatti, che il Centro Studi Vitruviani di Fano abbia l’ambizione di essere quello di riferimento. D’altronde, se si pensa a quale possa essere il legame più forte tra una città e la figura di Vitruvio, il primo a sorgere nelle nostre menti è quello tra Fano e Vitruvio. Si pensa che la nostra città sia lo scrigno di un edificio realizzato dallo stesso architetto, ovvero quello della Basilica di Fano, unica architettura di cui Vitruvio si attribuisce la costruzione e l’unica ad avere una dettagliata descrizione delle sue forme e dimensioni. Dunque è straordinario dare alla città di Fano la possibilità di raccontarsi e comunicarsi, portando fuori dal suo territorio la conoscenza di uno spazio così meravigliosamente bello. Questa è quindi la finalità della rivista: la voglia di portare quella che è la nostra realtà, perché Vitruvio, nonostante sia un personaggio enigmatico, secondo Mei, è realmente esistito, e la sua importanza, che probabilmente non venne, ingiustamente, apprezzata dai suoi contemporanei. è di grande rilievo per noi. Il suo trattato è l’unica opera di architettura ad essere giunta fino a nostri giorni, dall’antichità, in maniera completa.
Un modello per numerosi studiosi
La realizzazione di tale rivista, continua Mei, era uno dei principali progetti del Centro Studi Vitruviani: i contenuti affrontati sono eterogenei. Vitruvio non è un soggetto interessante esclusivamente per archeologi o per architetti, perché il mondo da lui trattato è vario e sono numerosi gli studiosi che si appoggiano alle tematiche da lui affrontate. All’interno del primo numero della rivista gli argomenti riguardano il tema dell’archeologia, con la trattazione di elementi importanti quali la storia dell’archeologia, il latino, i legami con la prima produzione in volgare, la prima stampa. Si tratta, quindi, di temi legati all’architettura, affiancata dalle sue ambizioni e dai suoi limiti, ma anche all’attualità di Vitruvio e a ciò che può comunicare ancora oggi, non solo ad architetti, ma anche a politici ed amministratori. Con il fine di rendere il trattato di Vitruvio sempre più attuale, il Centro Studi Vitruviani di Fano si è anche attivato per la realizzazione di ulteriori attività ed iniziative, come la Summer School, ovvero una scuola estiva vitruviana della durata di due settimane, che vedrà tenersi nell’estate del 2022 la sua prima edizione.
Le Origini
In seguito alla domanda riguardante la nascita del Centro Studi Vitruviani, Dino Zacchilli afferma che non si tratta di una idea nata da lui. Il Centro è il risultato di un rapporto tra Fano e Vitruvio, che vede la sua nascita in un’epoca precedente, alla fine degli anni ’90, soprattutto grazie alle figure dei professori Paolo Taus e Paolo Clini, che studiarono il rapporto tra la città di Fano e Vitruvio, ma, ancor più dettagliatamente, il legame tra la Basilica e Vitruvio. Zacchilli ha contribuito allo statuto dell’associazione, successivamente ha seguito le varie attività, fino a diventare poi presidente. Durante i primi dieci anni, con la direzione di Clini, vi è stata la realizzazione di numerosi eventi, come giornate di studio. Era in programma anche la nascita di una mostra, che, tuttavia, è stata resa impossibile dall’arrivo del Covid nel 2020. In seguito si sono posti vari obiettivi, finalizzati a strutturare in maniera migliore il Centro Studi come centro di ricerca e, con questa idea, la rivista è diventata uno strumento fondamentale. Si tratta di un traguardo molto importante e fondamentale, soprattutto per la città di Fano, dal momento che la rivista farà il giro del mondo. Inoltre, vi è la speranza che si tratti solamente della prima rivista, poiché vi è l’idea di pubblicarne una all’anno, durante il mese di giugno.
Comunicazione
Il condirettore festival del giornalismo culturale di Passaggi Festival, Lella Mazzoli, domanda quale sia la motivazione che principalmente ha condizionato la scelta di pubblicare una rivista in tempi come quelli attuali in cui la comunicazione è principalmente mediata dal web. La risposta dell’editore Roberto Marcucci è estremamente pragmatica. Lui e i suoi colleghi seguono il mercato e la richiesta degli acquirenti. Trattandosi di riviste scientifiche, ricercatori e studiosi prediligono la carta allo schermo dei computer in modo tale da poter sfogliare le pagine ed analizzarne i contenuti per ore senza stancarsene. Tuttavia, per quanto fra le scienze antiche coloro che preferiscono sostituire pesanti volumi con un impalpabile sito internet siano in netta minoranza, questo tipo di mercato negli anni sembra esser incrementato con grande rapidità. Lella Mazzoli conferma le affermazioni del suo interlocutore riportando la sua esperienza personale. Per dieci anni si è dedicata a comprendere il passaggio dalla carta al web, ma ora ha compreso come i ruoli si siano equilibrati. Infatti, le numerose informazioni disponibili su internet risultano molto più appropriate a ricerche e studi veloci, mentre se si desidera approfondire un argomento la carta offre una migliore alternativa. Inoltre i vari ospiti di Passaggi Festival concludono, concordando all’unanimità, che la rivista è uno strumento meraviglioso in grado di consentire una precisa collocazione e diffusione nel panorama del mercato delle scienze antiche.